60 ■0£35~ tuttora reperibili e gelosamente conservati nella biblioteca marciana (1). Lo sterminato commercio, quasi esclusivo retaggio dei nostri maggiori, i lunghi viaggi intrapresi in remote contrade, le estese relazioni ed i moltiplici loro rapporti di dominio e corrispondenze, immensamente influirono a rendere sempre più diffuso ed illuminato il genio cosi delle arti che delle scienze. Droghe preziosissime, aromi soavissimi, balsami portentosi, farmachi efficaci, corteccie e legni profittevoli alle arti ed all* industria furono qui prima che altrove recati insieme ai profumi lutti dell’Asia; ed una dotta curiosità, nonché un savio intendimento, spinsero i nostri maggiori a vagheggiare e conoscere da vicino le stesse piante, che gli utilissimi (i) Uno di questi codici, il più antico, è di Benedetto Rinio, medico e filosofo veneto. In esso sotto il titolo Líber de simplicibus vengono comprese 432 piante egregiamente effigiate in colori dal celebre pittore veneziano Andrea Amadio, alle quali vennero apposti i nomi latini, greci, arabi, slavi e tedeschi ; fu indicato il tempo opportuno per la raccolta delle singole specie e l’uso loro nell1 arte medica. L1 opera è del i4J5, e fu intrapresa dal Rinio dopo molte ed assidue peregrinazioni in isvariate regioni. Nessun lavoro, fosse pure il più cospicuo, poteva in quell1 epoca a questo accostarsi, special-mente per la fedeltà, maestria ed eleganza con la quale furono rappresentate e miniate tutte le specie in esso contenute. L1 altro codice è del patrizio veneto Pier Antonio Michiel, distinto botanico del secolo XVI, già celebrato negli scritti dell1 Anguillara , del Mattioli e del Gesnero. Il manoscritto, diviso in cinque volumi in foglio ordinario, è intitolato: Erbario o Storia generale delle piante, e contiene oltre un migliajo di specie (numero imponente e straordinario per quei tempi ) rappresentate al vivo con maestria di disegno e vivacità di colori, delle quali molte erano fino allora sconosciute e nuove per modo, che colla pubblicazione di quel lavoro il dotto botanico veneziano sarebbe tutto giorno salutato e riverito come il primo scopritore di varie e varie specie pregievolissime. A ciascuna pianta corrisponde, dopo il nome volgare e suoi sinonimi in lingue diverse, una succinta, ma verace ed appropriata descrizione di tutli i vegetabili, con annotazioni del paese ove spontaneamente allignano, coltivazione, propagazione, proprietà ed usi economici. L’ordine col quale sono distribuite tutte le piante, manifesta chiaramente com’egli presentisse l1 importanza e l’utilità di un piano sistematico, in quel tempo in cui niun esempio ancora avevasi di metodo o sistema. Difiàtti stabilì egli tre serie distinte, e per ciascuna di esse ordinò e dispose tutte le specie in varie classi, dedotte principalmente dalla forma e struttura delle radici, delle foglie e dei semi. In fronte all’opera suddetta, sta una memoria particolareggiata ed illustrativa di Giovanni Marsili, già professore di botanica in Padova, la quale memoria di recente, ossia nell1 anno 1845, fu già resa di pubblico diritto a cura di S. E. il conte Lodovico Manin, in occasione delle auspicatissime nozze Giustinian-Michiel.