-=$» 258 «3>- non trovando più rami fogliati, si portano sui bacchettoni impaniati, ed uno dietro l’altro rimangono presi, ed assai pochi ne fuggono. Tanta è la copia che se ne prendono, che li mandano ad Udine sul mercato col carro, e ne riempiono grandissime corbe. Alcuni Veneziani si dilettano di cacciare i cocali, mettendo sopra un pezzo di stuoia galleggiante sull’ acqua, delle budella tutte circondate da grosse e forti paniuzze. Accorrono i cocali per mangiar le budella, di cui sono ghiottissimi, e restan presi. Si adoprano i panioni e le paniuzze in varie altre maniere per prender gli uccelli, e con la civetta, e con gli alberetti secchi, con le ulte, e con i cartocci di carta contenenti carne patita, il cui orlo interno sia invischiato, per prendere i corvi, ecc. ARTICOLO VI. - TRAPPOLE. Nessuna trappola distinta noi possiamo contare che non sia nota anche altrove. Usiamo il cubatolo, o gabbia a scatto, gli archetti, le nasse, le trappole di ferro armale di molla, da noi delta opalizza, per prender le passere nell’ inverno in tempo di neve, ecc. Non vogliamo però ommetlere d’indicar qui un giuoco piacevole che si usa a Venezia per prender i rondoni. Si preparano alcuni pezzi di carta bianca tagliali in quadrato o in rotondo. Nel loro centro si fa un piccolo foro rotondo quanto basti al passaggio della testa del volatile. Si ascende sopra un’alla fabbrica o campanile, e si lascian cadere queste carte ad una ad una, ed esse vanno qua e là vagando sulle ali del vento. Il rondone accorre subito per prenderne una, credendola una farfalla od altra cosa di cibo. Vi dà dentro con lutla la fretta, vi gira e rigira all’ intorno finché passa col capo entro al foro. Allora, adorno di questo ridicolo collare, vorrebbe pure sbarazzarsene ; raddoppia i suoi giri e la velocità del suo volo, ma quel cerchio vi sta sempre più aderente, finché, stanco e abbattuto di forze, cade boccone sul suolo.