■o 588 *c> dcllc campagne c degli orti, che facevano sì lieto prospetto al canale, e davano a chi arrivava dal molo l’idea dell’abbondanza. L’eco di San Basso, che per mezzo secolo rintronò de’possenti suoi canti, domanda ancora il loro Marco a’Leoni : Marco gloria de’frutti, la persona più cognita di Venezia, dopo la fu Teresa dei fiori. Se non che Venezia finora ci apparve fuori delle sue.ordinarie abitudini, in casi speciali, messa a così dire da festa. Or la corremo in mezzo alle consuete occupazioni, nella sua vita di tutti i dì, e come le belle davvero, che 11011 son meno appariscenti discinte in farsetto, che a cerimonia vestite, la troveremo egualmente leggiadra. La nostra città ha questo di particolare, che mentre, nel più delle altre, a cercar libero aere e aprico orizzonte conviene abbandonarne le mura, qui va in piazza invece chi vuole respirare all'aperto, c godere la più magnifica vista che occhio umano rallegri. E però la piazza è il centro de’nostri più frequenti passeggi : quelli del verno ci si accolgon sul mezzogiorno, di festa, e quivi nel mezzo, che altra volta dicevasi il Untone, è la grande rassegna, il trionfo delle schiere galanti, dove con le belle son passate in rivista le nuove fogge c le gentili invenzioni, per cui sudaron le nostre, e le sarte c crestaie di Alitano, Vienna c Parigi, poiché anche in questo vogliamo essere altrui tributarii. Tra tutte le feste ne sono alcune segnate : classiche feste, in cui lo sfoggio è come debito, imposto dalla legge d'una secolar tradizione: tali son quelle di Santo Stefano e del Corpus Domini, che dan come il tuono, la parola d’intesa alla moda della stagione. Nel carnovale il passeggio qui si disperde, e volge più tardi alla riva, che ha nome degli Schiavoni, per cui il verno non ha mai sì crudi rigori, che al tepido raggio del fido suo sole i caffè non dischiudan porte e finestre, ed in essi, come di state, la gente siede di fuori a ristorarsi o a mirare il passaggio di quell’insigne concorso. Un tempo, quand’erano ancora una novità, si frequentavano sulla sera de’ caldi giorni i giardini : ora ei sono deserti, lasciati solo nel dominio de’ putti, eh' amano trastullarsi sull’erba, od a’cavallerizzi, che s’ammaestrano in