237 ideale (1), che tra i contrasti di famiglia sollecitava a sanare i difetti di governo dell’ ultimo particiaco. Questa prospettiva vuol esser intesa con larga approssimazione. L’ostinato silenzio delle fonti ammonisce ad usar prudenza e procedere assai circospetti per non sdrucciolare dalla leggenda nell’arbitrio. Dello schema politico, entro il quale la vita quotidiana operava, nulla era mutato, nè tanto presto poteva mutare. I lineamenti esteriori del sistema non erano rimaneggiati. I trionfatori si affrettarono ad assicurare il conquistato potere con metodi analoghi a quelli ereditati. Il nuovo duca, seguendo le orme di quelli che lo avevano preceduto, non era meno sollecito di questi a far partecipe dell’ onore e dell’ onere della dignità ducale il figlio (2). Era il mezzo più sicuro per garantire l’equilibrio e la stabilità del governo. Non si inventarono organismi diversi dagli esistenti, non si costituirono uffici nuovi : non si poteva ravvisare esteriormente alcuna novità, salvo che nelle persone. Ma la sostituzione di queste era forse risultato e strumento nello stesso tempo di una progressiva riforma nello spirito degli istituti attuali, che generava miglior disciplina interiore prima di superare le naturali resistenze del-1’ ordine costituito. Che cosa portò di nuovo nella vita veneziana il cruento episodio del giugno 836 ? Questo soltanto : la Venezia marittima da provincia era elevata a dignità di ducato (3). Per compiere tale metamorfosi, non occorrevano grandi gesti, non era necessario adottare altri ordinamenti o far appello a formule diplomatiche: bastavano opere e atti, che imponessero rispetto e considerazione e costringessero a riconoscere, (1) Evidente è la connessione tra lo scoppio della congiura e la scelta del nuovo duca nel racconto del diacono Giovanni (Chronicon cit., p. 112). (2) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 113 : Iohannem suurn filium consor -lem in honore habere voluti. Cfr. la sottoscrizione di padre e figlio nel testamento del vescovo Orso (Documenti cit., I, 118). (3) I Particiaci sono duces provinciae Veneciarum (Cfr. donazione del 1’ 819 e testamento dell’ 829. Gloria, Cod. dipi, pad., I, 6, 12 ; Documenti cit., I, 72, 93 sgg.). Pietro invece è gloriosissimi^ dux Veneticorum e governa il popolo dei Venerici (cum ipso populo Veneticorum) e gli abitanti ad d u c a t u m Venetiae pertinentibus (Patto di Lotario, in M. G. H., Capit., II, 129 ; Documenti cit., I, 101 sg).