97 •*£>• liberalmente usando, favorirono la diffusione di parecchie opere. Nomineremo de’princì-pali gli eredi di Elena Barelli, Epifanio Egumeno, la Sacra Compagnia degli Amici, Michel Peruli d’ Atene, il conte Bernardo Macola ateniese, cavaliere della repubblica veneta, Zaccaria e Nicolò Selechi di Giannina, Pano e Zaccaria Maruzzi, Nicolò Cara-gianni, Leonardo Capitanachi ateniese. Furono insomma tipografie utili : degnissime di essere ricordate. Nacquero, si può dire, gemelle al greco incivilimento moderno: ma ebbero diversità di fortuna ; chè quanto fiorente cresceva questo, tanto quelle di smercio e d’ operosità scemavano. Già stamperie di Lipsia e d’ altre parti della Germania, di Vienna, Mosca, Jassy, BuUarest ( ove nuove maniere di studi e d’insegnamenti e nuovi proteggitori invitavano Greci da ogni parte) avevano la migliore. E a quelle di Venezia nulla più quasi restava, che dare a luce libri ecclesiastici ; tanto che la tipografia del Saro cessava innanzi al cadere della repubblica. In seguito gli sconvolgimenti politici d’ Europa, quelli massimamente della Grecia e la rigenerata sua condizione, diedero alle greche stamperie di Venezia l’ultimo crollo. Delle quali quella del Glichì (che dopo la morte di Nicolò fu sostenuta dal figlio Michele fino al 1831 ) passò, conservatone il nome, di possessore in possessore, ed è tuttavia circoscritta al pubblicare libri di sacro uso; scarso, ma venerato avanzo di suo antico splendore. Uguale destino ebbe pur la Teodosiana; già venuta in potere del nipote Pano, poi di Spiridione Melano e di Nicolò d’Anastasio, poi di Francesco Andreola; da ultimo di Giorgio Diamantidi di Tessalonica (i83G). 11 quale richiamolla con titolo di Fenice a novella vita, nobilitandone i principii con belle edizioni, parzialmente di libri ecclesiastici ( 1843), che furono corretti e riordinati dal dotto sacerdote Bartolomeo Cutlumusiano, stato già maestro nel flanginiano collegio (1827-34), autore di altre letterarie fatiche (1). E tanto delle greche tipografie. Dna parola anche de’ letterati. Non pochi ne abbiamo sparsamente ricordati in questo racconto, d’ingegno e dottrina valorosissimi. Altri stimiamo doverne aggiugnere pur fioriti in Venezia : parte confratelli, parte cappellani, 0 predicatori in san Giorgio, a non dire di quelli, a’ quali la tranquilla civiltà della capitale era valido incitamento per attendere profittevohnen-te agli studii. Fiorirono per tanto nel secolo XV (dal 1478 al 1499) Demetrio Mosco di Lacedemone, pubblico precettore di greca eloquenza; Giustino Decadio corcirese; Aristobulo Apostoli bizantino ; Demetrio Ducas ; Giovanni Gregoropulo cretense. Nel XVI (dal i5o3 al 1588) Giovanni Lascari; Marco Musuro cretense, e Niceta Fausto, pubblici precettori di lettere greche ; Demetrio Zeno zacintio ; Giacomo Trivoli ; Antonio Eparco e Nicolò Sofiano, corciresi : precettori pubblici di eloquenza; Giorgio Corintio di Malvasia ; Basilio Valeri e Matteo Vergi, corciresi; Franco Telunta, celebre oratore ; Nicolò Malaxò, arciprete di Nauplia ; Andrea Curcumeli ; Zaccaria Scordilli da Candace ; Giovanni Scilitza, corcirese ; Giovanni Natanael di Creta ; Leonzio Eustrazio c Teofane Logarà ciprii ; Emmanuel Cretense ; Michele Eparco ; Dionisio Cateliano. Nel XVII (dal 1609 al 1696): Giovanni Sozomeno di Cipro, pubblico precettore della morale di Aristotele e custode della Marciana ; Melezio Sirigo e Melezio P egas cretensi ; Matteo Cigala di Cipro; Agapio cretense ; Leonardo Villarò ateniese, custode della Marciana ; Ambrosio Gradenigo di Creta (aneh’ egli, come ci pare, custode) ; Giorgio Sugduri di Giannina ; Giovanni Macola ateniese; Giorgio Maiota di Creta ; Metodio Antracita di Giannina. (1) Spiridione Veludo, nel Faglio, 1846, n, 33. VOL. I. n