<-> 579 passati ed i contemporanei, ma tolse a’ posteri la speranza di sorpassarlo. Egli prese a colorire principalmente le vedute di questa sua carissima patria in modo, che nessuno potrà mai pareggiarlo, nella verità, nel tocco, nell’ armonia, giacché il sole brilla sulle di lui fabbriche, le acque si muovono, e per poco non odesi lo spirare di zeffiro. Oltre a queste, colorì altre vedute di sua invenzione, ove scorgesi un grazioso misto di antico e di recente, di vero e di capriccioso, che attesta quale e quanto era in lui il possesso dell’ arte, il vigore della tavolozza, la scienza prospettica, e il gusto delicatissimo, guidatore ad ottima scelta, e per il quale sapea nascondere la durata fatica con una apparente facilità. Una di queste ultime é posseduta dalla R. Accademia. — Bernardo Bellotlo e Francesco Guardi si avvicinarono a quello stile, e molti che non possono ottenere lavori del Canaletto, ricercano in cambio tele di questi, e massime dell’ ultimo. — Alcuni ancora son pur riusciti egregiamente nelle vedute, e Jacopo Maneschi, e Antonio Visentini, e Giovanni Colombini sono, fra gli altri, più distinti. Finalmente, a parlare dell’ altro minor genere di pittura, ven-gon lodati i fiori del veronese Domenico Levo, di una Caffi e di alquanti nazionali, ma più, senza dire del Lopez, napoletano, che qui visse, son pregiati e ricercatissimi quelli di Giorgio Durante di Brescia, non solo perchè espressi colla maggior verità, ma pel gusto della composizione, e per le azioni in cui li rappresenta vaghe e pittoresche. Questi erano i pittori che fiorivano verso il cadere del passato secolo, e tutti, meno i vedutisti, risentivano il decadimento dell’arte. E vero che fino dall’anno 1724 la repubblica disponeva, e nel 1754 ultimava 1’ esecuzione di una magnifica Accademia di Belle Arti, a similitudine, come il decreto ordinava, delle principali di Italia e d’Europa, ma ci voleva un genio, che richiamati in vigore i prischi esempi, e lo studio indefesso sulle greche opere, desse quella spinta valevole a far risorgere le arti avvilite. Canova fu questo genio, e la terra che il produsse fu la veneta terra, onde avesse ella il vanto, come ne’ secoli scorsi, di diffondere per l’Italia le norme del bello già pur troppo obbliate.