-do 47 1 o©> della città, in tutti quei lavori che, senza pregiudicare la loro fisica costituzione, meglio valgono a renderli utili cittadini. La scelta del mestiere è libera al ragazzo ; però deve il rettore, o il deputato della commissione generale di pubblica beneficenza che governa questo stabilimento, procurare co’ consigli e colle esortazioni di farla cadere su quello che meglio si adatti alla capacità fisica e morale dell’ individuo che si sceglie la occupazione continua della sua vita avvenire. I ragazzi cessano di appartenere all’ istituto se abbiano compiuto gli anni <18, e così le fanciulle, purché torni possibile convenientemente collocarle: il qual caso non avvenendo, si mantengono fino al ventiquattresimo anno di età. Per la loro miglior cura viene eletta una dama protettrice, destinata, per le norme che sono in vigore, a sorvegliare quanto importa alla loro prosperità, riferendo semestralmente alla commissione generale di pubblica beneficenza sul loro stato, e proponendo quelle misure che sieno più adatte al benessere delle ragazze accolte dall’ istituto. Compresi gli esistenti nell’ istituto al 4.° gennaio 4836, i quali ascendevano a 457 sino alla fine del 4845, gli aceolti sommano a 427. Parte ne fu mantenuta a spese del legato di Lodovico Manin, e questi si noverano in numero di 85, di cui 60 maschi e 25 femmine; parte a spese della commissione generale di pubblica beneficenza, per quel che rimane dalla cifra totale, cioè per 342, di cui 481 maschi e 464 femmine. Negli ultimi anni più che ducento ragazzi approfittarono annualmente dell’educazione largita dall’istituto, de’quali quaranta circa a spese delle somme lasciate da Lodovico Manin, e 460 a spese della commissione generale, comprese le piazze fondate da particolari benefattori. La Pietà, gli Orfanotrofi, le Zitelle, l’istituto Manin accolgono individui che sono abbandonati dalle famiglie, le quali dovrebbero prenderne cura, oppure appartengono a parenti che non vogliono, o non possono provvedere alla loro morale e fisica educazione. Queste istituzioni costituiscono come altrettante famiglie che s’industriano ad abilitarli, acciocché divengano utili membri della civile convivenza. Gli asili per l’infanzia invece, mantenendo i vincoli della famiglia, la coadjuva al fine di ottenere lo scopo della fisica e morale educazione, a cui provvedere non potrebbero i parenti occupati in lavori che loro ne tolgono 1’ agio, oppure incapaci per ignoranza a curarne lo sviluppo che meglio si addice al loro futuro benessere, ed a quello della società a cui appartengono. Propagatisi prima ne’ tempi a noi vicini in altri paesi, non fu ultima Venezia, fra le città d’Italia, ad arricchirne il novero de’ suoi benefici stabilimenti. Nel 4835 a questo utile fine si rivolsero le menti ; nel novembre 4836 fu aperto il primo asilo per l’infanzia alla Pietà, e si raccolsero 83 maschi