abilitare il povero perchè possa mettere in opera quelle forze che, ottenendo utili effetti, gli valgano a provvedersi de’ mezzi necessari per sostentare la vita; si sussidia, quando lo si dona di soccorsi, perchè gli mancano, temporaneamente o per sempre, i mezzi a sussistere, senza curarsi direttamente d’ abilitarlo in modo che possa da sè medesimo procurarsi quella copia di cose utili, le quali sieno bastevoli a continuargli l’esistenza, data una certa agiatezza diffusa fra il maggior numero. Questi due modi di azione assai raro sono separati in ogni opera caritativa. Cosi, a cagione d’ esempio, 1' orfanotrofio che accoglie il fanciullo privo di famiglia, lo sussidia come mancante dei mezzi di sussistenza, lo abilita educandolo, e provvedendo che in avvenire non abbia più bisogno dell’ altrui soccorso : d’ altra parte, F ospedale sussidia il malato che non può curarsi a casa propria, e non ha come mira diretta la sua abilitazione al lavoro. Però, secondochè 1’ uno sull’ altro modo d’azione predomini, gl’ istituti di carità si potranno classificare fra i preventivi o i sussidianti. Ya innanzi tutti fra’ primi quello degli esposti, perchè accoglie dal suo nascere l’infante, e ne cura 1’ educazione finché sia abile al lavoro : ed in ^ enezia, esso deve la sua origine alla moltiplicità degli infanticidi, come nella restante parte d’ Europa. Frate Pietro d’ Assisi, dell’ ordine di san Francesco, nel 4346 ottenne la permissione di fondare un istituto per gli esposti, accattò coll’ invocare pietà per que’ miseri fanciulli, che perivano vittime di un fallo non proprio, ed istituì una confraternita che loro procurò accoglimento in alcune casette presso il monastero di San Francesco. Frate Pietro comperò poscia un’ ampia casa a San Giovanni in Bragora col prodotto delle elemosine raccolte, e stabilì saldamente quella istituzione che oggi sussiste a prò de’ fanciulli abbandonati, la quale, dal grido del fondatore per ottenere elemosina, si chiama ancora la Pietà. Il maggior consiglio nel 4353 sottopose al juspatronato dei dogi 1’ ospizio pegli esposti, il quale posteriormente crebbe per donazioni ed eredità le proprie rendite, sicché nel X\II secolo venne aumentato. Esso dipendeva da una congregazione di nobili; e nel 4794 s’introdussero varie riforme, le quali riguardavano l’allattazione, le doti e i premi alle nutrici. Nel 4797, il numero degli accolti nell’ istituto, parte mantenuti in città e parte in campagna, ascendeva a 4744. Quando sussistevano le corporazioni d’ arti, gli esposti godeano un privilegio per esservi ascritti; dopo che furono sciolte al tempo del regno d’Italia, in parte gli accolti fanciulli erano destinati al servigio della marina. Al presente i fanciulli non possono ammettersi, se non che per mezzo del torno, dopo aver adempiute quelle pratiche che servono a stabilire in seguito l’identità dell’ individuo, per poterlo ridare ai genitori o ad altri che lo ridomandassero ; e viene ritenuto nello stabilimento