315 aveva superato i valori, che essi rappresentavano ; non tanto però da cancellare ogni significato della loro sopravvivenza (1). In quei simboli era riflessa una grande verità, non spenta anche se inerte. Il territorio lagunare, sotto il dominio di ineluttabili esigenze di vita, per affinità etnica e per stimolo di interesse, era uscito dall’isolamento iniziale in confronto della vicina terraferma ; ne sentiva influssi e ripercussioni. Conservava tuttavia intatto il patrimonio ideale, che lo avvinceva al lontano impero d’Oriente. Era sempre un lembo di terra bizantina, nel quale forma, strumenti, e spiritualità della vita d’occidente, trasferiti dal regno per naturale contiguità (2), non avevano soffocato nè distrutto il fecondo spirito rinnovatore di un diverso indirizzo. Ogni apprezzamento sopra il significato giuridico di tali formule è superfluo. Esse non statuivano un vincolo effettivo, ma solo un fatto morale, di non minori riflessi politici e sociali, nel momento in cui l’attività mediterranea dell’emporio adriatico, con l’uso di quotidiani scambi, era abbastanza vigorosa. Il placito ducale seguiva il corso di sistematico sviluppo. Altrove la presenza del popolo isteriliva, si atrofizzava in passivo assenteismo, per scomparire : nel ducato veneziano era irrobustita da crescente partecipazione attiva e da armonico allargamento di attributi, atti a definire la sua fisionomia. Ogni ulteriore progresso prese le mosse da questo stato di psicologia politica, che virtualmente conteneva tutte le possibilità future. I placiti, adunati nelle singole isole della laguna, e sopratutto se presieduti dal duca anziché dal gastaldo ducale, non differivano nella forma da quello reaitino (3). Tra quelli e questo esisteva precipua diversità di attributi, l’esercizio consuetudinario dei quali elevava la capacità dell’uno, rispetto a quella degli altri, a squisite espressioni (1) Besta, La cattura dei Veneziani in Oriente, in «Antologia Veneta», I (1900), p. 35. (2) Lazzaroni, Un privilegio cit., p. 988 sg. (= « Scritti », p. 146 sgg.). (3) Ogni isola aveva il proprio placito, costituito dal rispettivo popolo e dai rispettivi gruppi tribunizi. Cfr. p. es. per Malamocco, per Equilo, per Caorle, per Cittanova, Origo cit., p. 79, 165, 167 ecc. Vedi pure per Chioggia e Cavarzere, il pactum Clugie e il privilegio cavarzerano, in Bellemo, Il territorio cit., p. 287 sgg. ; Gloria, Coi. dipi, pad., I, p. 41, 50, n. 28, 32 e per Cittanova il privilegio orseoliano (Romani», Storia cit., I, 388 sg.).