287 «c=- \enezia. Era nocevole costumanza di seppellirei cadaveri nelle chiese. Chi entrava in quelle innanzi che fossero ventilale, incomodo e nocumento soffriva dalle fetide emanazioni delle arche. Nelle quali, penetrando le acque i giorni di alla marea, vi ristagnavano, e fomentavano la dissoluzione de’cadaveri e le loro putride esalazioni. I palazzi di Venezia non offrono molta difesa alle ingiurie del verno. Dimoravano i nostri predecessori in ampie stanze, smodatamente alte, mal guarentite nelle finestre, senza stufe, e dall’ una all’ allra passavano per grandi sale, in cui la temperatura appros-simavasi a quella dell’ esterna atmosfera. Nella costruzione di tali edilìzi, contando sulla dolcezza del clima, miravasi principalmente alla magnificenza e all’ utilità di una facile mutazione di aria e di cJ patir nella state minore angustia dal caldo. Troppo forse i robusli padri valutavano la resistenza del loro corpo, troppo noi lo educhiamo alla mollezza con artifiziose elevatissime temperature, che viziano gravemente gli atti del respiro, fonte principale di vita. Tenuta in ciò una giusta moderazione, trovano i cittadini ne’ pavimenti di pietra, nelle alle camere, nelle spaziose fineslre, propizie condizioni alla mondezza delle case e alla custodia della salute. Fra le abitudini de’Veneziani è pure notevole il continuo uso del caffè. Per poco che alcuno resti in qualche famiglia, anco di mediocre agiatezza, ne viene offerta la bibita, e molte volle si ripete in un giorno. Discordano alcuni medici intorno la sua azione. Pare tuttavia fuori di dubbio che generalmente scacci il sonno, favorisca la digestione, animi i nervi e rischiari la mente affievolita da lunghe meditazioni. È uno sfuggevole e lieve ristoro a corpi poco robusti, quali gli abitatori delle nostre lagune. Vuoisi però biasimare 1’ abuso che se ne fa, riprovevole al pari della diffusa abitudine di negligere gli esercizi del corpo, e passare vegliando le notti per dormire molte ore di giorno. Così crescono la naturale fievolezza de’ Veneziani e la soverchia suscellività de’ loro nervi. Delle quali circostanze è mestieri tener calcolo nel combatterne le malattie. I casi in cui giova con lievi e rari soccorsi aspettare le spontanee terminazioni de’ morbi qui si presentano più che altrove, e