-O 76 ♦J> inquisitori del santo offizio, ed ai ricorsi dei Greci contro i loro prelati. Nel 1754 si divise questo magistrato in due parti, dando il carico ad un coadjutore di rivedere i brevi ed altre carte di Roma, e così la materia dei possessi temporali dei benefìzi ecclesiastici. CLASSE XI. — MAGISTERO NELLE CORTI ESTERE E NELLE PIAZZE MERCANTILI. AMBASCIATORI RESIDENTI. — A coltivare l’amicizia e la corrispondenza colle potenze straniere la repubblica teneva ambasciatori ordinari nelle corti di V ienna, Francia, Spagna, Roma, e in questa col titolo di nunzio, e in Costantinopoli col titolo di bailo. Alle corti di Napoli, Torino, Londra, Milano, spedivansi residenti dell’ordine dei segretari. Oltre queste ambasciate altre ve n’erano di straordinarie mandate a corti diverse col nome d’ ambasciatori, plenipotenziari, trattatori, residenti, oratori, ecc. Gli ambasciatori in Roma non potevano ottenere benefìzii, dignità, uffizi per particolari persone senza ricevere commissione dal doge unito alla maggior parte del suo consiglio e di quello dei XL, nè ricevere doni dalle corti alle quali erano spediti, ed i donativi dovevano consegnare ai procuratori di san Marco, clic li vendevano, portando il valore alla cassa dei camerlenghi del comune. Le gioje ordinariamente collocavansi nel tesoro della chiesa di san Marco con decreto dei pregadi o dei dieci. Non era ad essi lecito far conviti per conto del principato, nè abbandonare la propria residenza senza perdere il salario, nè ripatriare senza licenza del senato, se non dopo di avere compiuto il tempo stabilito che era di 2 anni, poi di 3 e di 4 dopo il 17491 e che fossero venuti i successori. Doveano inoltre rendere conto delle spese fatte, e dare la relazione delle loro ambasciate a quelle autorità da cui avevano ricevute le commissioni. Queste relazioni sono importantissime e mostrano lo spirito delle corti e delle nazioni dei vari tempi. Non v’ era direi quasi patrizia famiglia in Venezia, che a gloria dei suoi maggiori non le conservasse negli archivi. Per la dissoluzione del governo e per le disgrazie di molle famiglie, vendute con altre carte si sparsero nell’ Europa ad arricchire gli archivi dei principi e dei signori. CONSOLI NELLE PIAZZE MERCANTILI. — A proteggere le navigazioni ed il commercio in Egitto ed in Sorìa, in Alessandria, in Damasco, in Aleppo, a Londra, a Costantinopoli s’istituirono i consolati. A que’tempi antichi, cioè nel secolo XII, il console giudicava i gravi affari mediante un collegio di XII, composto di nobili e mercanti veneziani. Ampliandosi il commercio e le relazioni colle potenze estere aumentossi il numero dei consoli, e v’erano in Algeri, Tripoli, Tunisi, Marocco, Smirne, Salonicchio, Canea, Rodi, Malta, Cipro, Durazzo, Patrasso, Arcadia nell’ Armenia, e nei porti della Spagna, a Lisbona, Cadice, Barcellona, ed in quelli di Francia a Marsiglia, ed in fine nei porti d’Italia a Livorno, Cagliari, Ancona, Cesena, Civitavecchia, Messina, Napoli, Palermo, Pesaro, Ravenna, Rimini, Sinigaglia, Otranto, Trapani, Manfredonia. Tutti questi consolati erano dipendenti dai cinque savi alla mercanzia. Quelli di Smirne, Salonicchio, Canea, Rodi, Malta, venivano eletti dal bailo di Costantinopoli, e quello di Manfredonia dalla casa Gritti. I consoli nominavano i vice consoli dandone notizia ai detti savi. Nel governo non era lecito ad un suddito veneto ricevere consolati o vice consolati per principi esteri.