-=3-» 460 ■o&>- il discorso, pensiamo sosliluirela storia più rapida che ci verrà fatto dei principali monumenti stampali del dialetto nostro, dall'esame dei quali potrebbe, chi ne avesse desiderio, dedurre argomenti effettivi per valutarne la bellezza e importanza. Donde ricavasse il Valéry la notizia (Curiusités et Anecdotes italiennes, Paris, d’Amyot, 1842, pag. 196) dell’inno nuziale che in antico canta vasi nelle nozze annuali coll' Adriatico, non sapremmo per verità indovinare ; e non ne possiamo nutrire gran desiderio, dopo che il Valery stesso ne dice esser diventalo quell’inno inintelligibile a tutti, e solo conservarsene religiosamente i suoni bizzarri. Di questa religiosità abbiamo cercato vanamente riscontro in persone, che avrebbero pur dovuto saperne qualcosa. Le prime traccie del nostro dialetto le troviamo nelle iscrizioni, di cui la più antica, scolpita in uno dei basamenti laterali esterni della basilica di San Marco, presso la porta del ducale palazzo cosi detta della Carta, sarebbe, secondo il Gamba ed altri, del secolo decimo, e potrebbe contendere il primato alla celebre del duomo di Ferrara, 1135. (Serie degli scritti impressi in dialetto veneziano. Venezia, Alvisopoli, 1852, face. 11, 12.) Contiene una sentenza morale ; e la riporteremmo, se non fosse che ci troviamo tuttora dubbiosi sulla lezione comunemente adottata. Tra le sepolcrali (ut supra, face. 12), la più antica con data è del 1269, e dice: De sier Michiel Amadi Franca per hi e per i so he redi. Altre ne seguono, tra cui notabile per importanza storica quella che ricorda la congiura di Bajamonte Tiepolo. Nel secolo XIII cominciano le poesie, e Giovanni Brunacci, nelle sue Lezioni sulle antiche origini della lingua volgare de Padovani (Venezia, 1759), ci ha conservato una canzone, che nell' archivio di Sant’ Urbano di Padova leggevasi come scritta l’anno 1277, indizione quinta, giorno di sabbato ventitré dicembre. E un lamento di moglie che ha lon- cJ tano il marito alla crociala; i versi sono rimati a coppia, quando ottonari, quando novenari. Fu ristampata altre volle, e ultimamente, con alcune nostre correzioni, nella Raccolta di poesie in dialetto veneziano, Venezia, 1846 (face. 1). Crediamo che abbisogni di essere nuovamente corretta, e forse forse sgombrala da certe, che ci