■<&> 310 «£> V. I BELLINI E LORO SCUOLA.. Venuto fra noi Gentile da Fabriano, e salito in fama onorata pei molti lavori grandiosi da lui compiuti, sì ne’pubblici che ne’pri-vati luoghi, e principalmente nel ducale palazzo, ove dipinse la battaglia navale accaduta presso Pirano tra le flotte della repubblica e quelle dell’imperadore Federico Barbarossa; Jacopo Bellino si legò seco in dolce nodo d’ amistà, e da esso ricevè insegnamenti valevoli a farlo avanzare nell’arte; e se Jacopo, come dice Lanzi, è più cognito per la dignità dei figli che per le sue opere, o guaste al presente, o ignote, ciò non vuol dire però che merito grande non avesse da considerarlo fra i migliori artisti di quella età. Avea dipinto nella scuola di San Gio. Evangelista in Venezia, nella cappella de’Gatlamelata, in chiesa al Santo in Padova, nel duomo a Verona, ed avea condotto molti ritratti, di cui si fa menzione nella Notizia dell’ Anonimo. Il dipinto veduto dal Lanzi presso il Sasso 10 qualificava seguace piuttosto dello Squarcione, a cui par che aderisse in età più matura. Noi nc citiamo qui altri due superstiti ancora, e sono : un’ imagine di Gesù in tavola col nome del-1’ autore nella cornice ; dipinto venuto alla veneta Accademia dalla galleria del N. U. Ascanio Maria Molin; l’altro grandioso, pure in tavola, che esisteva nel palazzo Cornaro, detto della Regina, ora di ragione de’benemeriti abati Cavagnis, ed esprimente una battaglia fuori le mura di assediata città. Lo stile lira appunto a quello dello Squarcione, ed è conservato in modo da poter esso solo attestare il valore di Jacopo, noto fin qui soltanto per testimonio delle storie. Egli educò all’ arte i due suoi figli, Gentile e Giovanni, 11 primo de’ quali fu uno de’ più illustri campioni dell’ arte veneta nel suo secolo, ed il secondo la prima face lucidissima che allumò l’arte stessa, siccome quello che sortì quasi nell’ infanzia della nostra pittura, e tanto operò con l’ingegno e colla mano, che guidolla