<3* i)87 «€> felice ne scrive il nome su per le muraglie, e il nuovo scaccia l’antico, così poco sono le ricordanze durevoli ! in onore di lui si erigono orchestre ne’campi, alla sua salute si vuotali le botti ne’magazzini. In tali giorni si può dir veramente ch’ella obbedisce al precetto e serve il Signor in letizia, anzi in baccano. Mirabile è l’ingegno de’nostri maestri in questi guernimenli delle loro .botteghe. Certo eglino hanno tutti la bozza della costnit-tività, e di poca merce, in virtù dell’ opportuna collocazione, colla simmetria del disegno e la sapiente armonia de’colori, ti compongono le mostre più seducenti e pompose. Quest’ architettonico talento s’ammira anche più ne’frultaiuoli. Le frutta, che altrove son gettale a fusone e senz’ordine entro a rozzi corbacci, come da noi non si vende il pesce più vile, qui studiosamente raccolte, scelte a mano, spazzate a granatini, son messe a disegno in mondi e politi corbelli, iu lucidi e tersi cristalli, con arte intorno disposti in degradanti gironi, che fanno all’ occhio bellissima vista. Elle si copron di frondi, le più dilieate si giuncan di foglie, di fiori, si riparan con frasche, si fa loro letto con ritagli di carta; laonde, se le idee mitologiche non fossero morte per sempre, c, in questi tempi d’arte cristiana, uomo che si rispetti potesse adoperarne il linguaggio, a vederne 1’ amor grande, la cura con cui sono tenute, si direbbe ch’elle stessero ivi in tributo, in offerta votiva a Pomona od a Flora, anzi che umilmente a bottega e mercato. Il venditore canoro, nella candida divisa dell’immacolato suo grembialetto, le vezzeggia, le careggia del continuo coll’ occhio, intento a ricomporre con mano perita i disegni dal compratore scomposti, e più ancora a celebrare a’ vicini e lontani i rari pregi c la macca della sugosa e fragrante sua mercanzia. E qui non posso senza rammarico volgere, il pensiero alla piazza : in mezzo a tanti suoi abbellimenti e ristauri, ella perdette un de’ più famosi suoi vanti ; la secolare bottega di frulli a’Leoni si chiuse. Il vedovo sito è occupato, ma non riempiuto, dalle poco amene vetrine d’un parrucchiere, che spiega la squallida dovizia delle sue parrucche colà, dove prima giocondavan la vista quelle varie e ubertose spalliere d’ogni più rara ricchezza