•o* 8 «c=- Vano perciò e superfluo si è di più questionare dietro tradizioni incerte ed arbitrarie, e forse in origine mal ricavate da questi due privilegi ¡stessi, se nel 911, o 938, o prima, o dopo di questi anni si sia cominciata la moneta veneziana, o quella d’ oro, o 1’ altra d’ argento, e che so io. Bensì assai giustamente si può asserire e conchiudere che questa moneta, di cui, almeno fin dalla prima metà del IX secolo, si trova cenno nei patti veneziani cogl’ imperatori Carolingi, al principio del secolo seguente, per vicendevoli ragioni di diritto od interesse, sia stata formalmente riconosciuta da quei re che poi governarono gli Stati italiani : cosa questa che nell’ agevolare il commercio che vi facevano i Veneziani, dovette ad un tempo contribuire a migliorare ed aumentare di assai i lavori della loro zecca, siccome fu allora appunto che per tutta Italia e fuori cominciò a mostrarsi quella generale tendenza di perfezionamento nelle diverse officine monetarie, di poi sempre più accresciutasi e resasi migliore. Ormai tempo perduto sarebbe il ricercare del luogo e del governo di questa zecca a tutto il XII secolo, eh’ è a dirsi il periodo rimoto ed oscuro di sua storia ; e solo può molto bene argomentarsi che fin d’ allora fosse immediatamente sottoposta al doge ed al suo consiglio, e stesse situata in prossimità alla sua abitazione ed alla sede medesima del governo. Nella più antica Promissione ducale che si abbia, eh’ è del 1229, il doge su questo proposito assicurava, che secondo il voto del suo consiglio : Nostram monetam semper recuperare clebeamus ; e cent’ anni poi, nel 1328, colle stesse condizioni prometteva: Nostram monetam magnam et parvam auri et argenti..... recuperavi et incolumem marni tenere debeamus ; espressioni che mostrano la suprema vigilanza che gli era demandata. Altre utili cognizioni ci sono offerte in questo periodo di tempo da vari antichi decreti del consiglio maggiore ; onde fin dall’ anno 1237 si ha cenno positivo della officina ad monetam, che poi nel 1277 si trova per certo che fosse a San Marco, e perciò assai probabilmente nel luogo medesimo, dove più tardi, nel 1536, si deliberò ricostruirla secondo il modello del Sansovino, e si eresse