•<** 52 «*»■ c bando loro assoluto che seguì intorno all'anno 1470, attese le molte falsificazioni che ne giravano, provenienti singolarmente dalla Lombardia ; stimandosi che il ritiro e pagamento che se ne fece allora nella zecca portasse allo Stato 1’ ingente sacrifizio di un milione di zecchini. Così riassunte e poste in chiaro le vicende dell' argento e dei grossi nei 270 anni incirca eh’essi durarono, facile n’ è il confronto in questo periodo colle valute dell’ oro, cioè del ducato o zecchino, che già si disse come comunemente si conguagli fin dalla sua origine, nel 1284, a 3 dei piccoli di quelle lire medesime alle quali benissimo si conteggia il suo prezzo di corso dopo la instituzione del soldo. Dai vari estratti che girano o che sono a stampa di queste valute, si avrebbe, che siffatto suo prezzo di pochi soldi solamente si sia aumentato fino alle novità accadute sotto Andrea Dandolo, ed allora, o circa al 1560, ammontasse alle lire 5:10 ; — poi progressivamente alle lire 4: e nel 1580 innanzi alle riforme del doge Venier; — indi a lire 4:15 verso il 1400, valuta che par più delle allre documentata coi pubblici libri della zecca; — in seguito, nel 1417, che fu tempo anco questo di serie riforme, e forse anco prima, a lire 5: — nel 1429, epoca del grossone, a lire 3:4; — nel 1Ì|45 apparisce che già fosse a lire 5:14; — indi ad un tratto, nel 1450, dagli estratti di zecca lo si avrebbe a lire 6:4, che è il prezzo appunto a cui legalmente si riconobbe dal governo nel 1472, quando, olire ai grossi, sbandì anche quel conteggio nello zecchino, e l’altro vi sostituì e riconobbe in suo luogo a lire dei piccoli. A compimento delle vicende monetarie di quest’epoca, dopo le monete d’oro e d’argento, devono accennarsi più brevemente che si può quelle meno interessami di bassa lega o biglione e di rame, che pur numerose si conoscono. Prime vanno indicate quelle degli antichi e minori danari scodellati d’ argento, che continuarono coi nomi dei dogi a battersi almeno fin alla metà del 1500, del peso di circa grani veneli 8, e poi forse meno; che si computano dal Pasqualigo e dal Carli a peggio 576 per marca ; onde dal loro fino intrinseco di grani veneti 4 o meno, messo in confronto ai grossi,