c- 367 Vanni, non obbliando il giovane Palma ; l’altro studiò assai, per quanto sembra, anco in Tiziano. Il terzo fu alunno del Peranda, e, quantunque non molto noto in patria, è assai pregiato in Venezia, ove visse lungamente, e dipinse con vero genio e maestria in varie cinese. Lo Zugni è creato del Palma, e se non uguaglia il maestro nella beltà delle forme e delle mosse, lo vince però nella pienezza del colorito e nell’ amore in condur opere. Noi diciamo il vero, piacere assai le di lui tele, per certa lucidezza di tinte che ricorda Paolo, e, se avesse egli curato un po’ più il disegno, sarebbe pittor grande. Il Cozzale è di fecondissima fantasia, e di un carattere che rassomiglia al Palma, emulando la sua facilità, senza però abusarne. Gli altri son più inferiori di merito, meno il Ghiti, che mostra ingegno ferace d’invenzioni, ed è disegnator buono, e nella macchia simile allo Zoppo di Lugano di lui maestro. — Ma Bergamo contava allora tre ottimi, e sono Giovanni Lolmo, Enea Salmeggia e Giampaolo Cavagna, i quali sostennero la pittura in patria valorosamente. Lolmo fu buon artefice di minutissime pitture, e in esse si scorgono ingegno tenace nel disegno del quattrocento e diligenza. 11 Salmeggia, detto Talpino, fu educato in Cremona da’ Campi, e in Milano da’ Procaccini ; e, passato in Roma, studiò in Raffaello per quattordici anni, imitandolo dipoi finché visse. L’ Accademia di Milano possede alcun’ opera pregevolissima di questo maestro, il quale ebbe schiettezza ne’contorni, idee ne’volti giovanili, morbidezza di pennello, andamento di pieghe, e una certa grazia di mosse e di espressioni che il fanno vedere attaccato al sovrano Urbinate, a cui però molto resta indietro nella grandiosità, nell’ imitazione del-l’antico e nella felicità del comporre. — Non parlando de’suoi figli Francesco e Chiara, diremo del Cavagna, che in patria non è stimato men del Salmeggia, e certamente par che sortisse genio più vasto, più risoluto, più disposto a opere macchinose. Scolare del Morone, gran ritrattista, ebbe parzialità per la scuola veneta, e più che in altro maestro si affissò in Paolo, nel cui stile sono le sue cose migliori. Cercò pure di superarlo in disegno, e lo avanzò sicuramente negl’ ignudi che dipinse da maestro, anche adulti. Lavorò