25 di cautela critica, desiderosi solo di allineare il maggior numero di ragguagli storici, trascrissero le testimonianze delle fonti, senza discuterne il valore, senza assodarne 1’ autenticità, e spesso senza riuscir a sorprendere le contraddizioni e gli assurdi. Essi perciò ospitarono con ingenua fiducia ambedue le tradizioni, a cui si poteva ridurre il problema delle origini : quella nazionale, per spontanea iniziativa degli immigrati, in qualunque tempo attuata, e quella straniera, che faceva dipendere la nascita da intervento esterno. 3. — Convien però distinguere il problema del popolamento o, se si vuole, del ripopolamento lagunare dei sec. Y e VI, da quello politico e giurisdizionale del ducato. La leggenda descrive la genesi dell’ uno ; la storia coglie le vicende dell’ altro. Può essere, anzi, sulla fede della prima, siamo indotti ad ammetterlo, sia pure con riserva, che successive correnti di migrazione, temporanee o stabili, si siano riversate sopra la laguna dal tempo alariciano in poi. Si insediarono con il proposito prima di trovar rifugio, poi di erigere il domicilio (1), movendo da luoghi, che presentavano risorse di abitabilità e coltura, verso quelli inospiti per remoto o recente abbandono (2). Dandolo non fecero che ripetere sostanzialmente, sopra la fede sua, quanto egli aveva raccolto e dettato intorno alle memorie patrie. (1) L’insediamento degli immigrati nelle isole non si effettuò capricciosamente e senza ordine. Lo stretto rapporto mantenuto dai singoli gruppi insulari con i rispettivi luoghi di provenienza può essere buon indice del-1’ ordine seguito dalle correnti migratorie verso località non soltanto prossime, ma anche non ignote per precedente consuetudine. Movendo dalla terraferma esse si diressero verso i territori più propizi, e ciascuna di preferenza si raggruppò nell’ ambito di quella sfera, nella quale era tradizionalmente condotta da quotidiano esercizio della vita. (2) La leggenda, da Costantino Porfirogenito (De administrando imperio, cap. 28) al Chronicon gradente (Origo cit., p. 30 sgg.), ha descritto l’ambiente con senso di gran pessimismo. Ma forse 1’ apprezzamento va rettificato. La più sobria e concisa rappresentazione della vita lagunare, offerta da Servio sul commento all’ Eneide due secoli avanti, non è in sostanza disforme da quella troppo retorica di Cassiodorio ( Variae, XII, 24) : dai due racconti si ricava analoga impressione, e questa, se non è molto seducente, è meno oscura di quanto la postuma leggenda dipinga.