Nell’ultimo quarantennio del secolo XI si ebbe, nel campo dell’arte bizantina, una manifestazione particolare nella fusione di porte di bronzo destinate ad importanti Chiese d’Italia, specialmente dell’Italia meridionale. Sono ben sette i tipi di dette porte, che, dal 1062 al 1099, una dopo l’altra, sorgevano ad abbellire gl’ingiessi di rinomati Tempi e Santuari, destando l’ammirazione di quanti avevano la ventura di osservare un magistero d’arte assoluta-mente nuovo, per quell’epoca, nella nostra Penisola. Di tale argomento, di cui gli scrittori generici della storia dell'arte fanno qualche rapido cenno, io mi sono occupato di proposito in una monografìa dì recentissima pubblicazione. Qui intendo oggi limitarmi a qualche fuggevole rilievo sullo sviluppo che ha avuto simile magistero dal periodo bizantino fino ai giorni nostri. E innanzi tutto è da osservare che l’origine e lo stile schiettamente bizantini delle porte dell’XI secolo sono assolutamente incontestabili. I sette tipi di bronzi cui mi riferisco e che adornano o adornavano, rispettivamente, gl’ingressi delle Chiese di Amalfi, di Montecassino, di S. Paolo di Roma, di Monte S. Angelo, di Venezia, di Atrani, di Salerno, ci vennero direttamente da Costantinopoli. Le iscrizioni incise su quei metalli ci forniscono, al riguardo, preziosi ragguagli : onde abbiamo una documentazione precisa che raramente occorre di possedere in fatto di monumenti antichi, e in modo specialissimo di quelli attribuiti all’arte bizantina, di cui ogni grande unità organica (Chiese, Chiostri e simili) da noi conosciuta nelle diverse regioni d’Italia dà luogo sovente a interpetrazioni varie ed a giudizi disparati ed a confusioni stilistiche nella disamina dei molti e particolari e spesso difformi elementi di sua costituzionc. In quell’epoca, peraltro, ed anzi per un periodo di molti stuoli, dal VI all’XI, era venuta totalmente a mancare in Italia, salvo, forse, nei pochi tipi di campane allora di scarsissimo uso, ogni manifestazione di arte riferentesi alla fusione ed alla modellazione del bronzo. Nessun’opera, infatti, nessun cimelio di tal metallo noi possediamo che ci attesti della esistenza di artefici indigeni in un così oscuro ed infelice periodo di generale decadimento della civiltà occidentale. Gli ultimi guizzi di statuaria o di ornatistica bronzea si ebbero, fra noi, nel V secolo, di cui ci sono superstiti modelli — sebbene anche questi assai contrastati nella loro vera epoca di origine — la statua di S. Pietro in Roma nella Basilica Vati- 7