Un indice di Codici greci posseduti da Arnoldo Arlenio 119 tonio Antimaco suo maestro ed amico (1), ed aggiunge che pubblica insieme la « varia historia » di Giovanni Tzetze, come ce l’aveva lasciata in copia di sua propria mano Raffaele Regio (-j- 1520) professore di greco e latino a Padova. Il Lico-frone adunque della lista dev’essere stato un altro manoscritto diverso, acquistato in seguito, ovvero la copia che Arnoldo si sarà fatta dal codice di S. Salvatore coliazionata con quello dell’Antimaco. Nella nostra lista, quantunque non siano punto distinti i singoli volumi, e diversi autori e diverse opere possano essere state comprese in un solo manoscritto, è da credere rappresentata una ventina di codici e più. Il Canisio fu informato che l’Arlenio ne possedeva tuttora nel 1574 « molti » tanto greci quanto latini. Insomma una collezione di numero non dispregevole per un privato, che non dovrebbe essere svanita come una bolla nell’aria. Di fatto però, come non si conosce alcun manoscritto di mano dell’Arlenio, benché si creda egli abbia copiato assai dai manoscritti (2), forse per non curarsi di apporvi una propria sottoscrizione, così non si trova indicato, ch’io sappia, alcun manoscritto superstite, che risulti appartenuto a lui, all’infuori dei Laurenziani VI 4 e 8 e XXXII, 19, in cui è scritto al fondo della prima pagina 'Ap).£vtou (3), ed al-l’infuori di tre altri codici da lui venduti in Firenze a Giovanni Sambuco ed ora nella Biblioteca Nazionale di Vienna, « Phil. gr. » 83 e 166 e « Histor. gr. » 104 (4). E tuttavia parecchi altri ne debbono restare, perchè verso la fine del 1582 Fulvio Orsini, che aveva ricevuto « la nota delli libri dell’Arlenio » (5) e profferto a Gian Vincenzo Pinelli di comunicargliela, riuscì ad ottenere dall’erede di Arnoldo — non è detto chi — con un cambio di libri e di oggetti di valore un numero non conosciuto di volumi, dei quali, dice l’Orsini al Pinelli, « ho donato al cardinale Sirleto tutti li sacri; me ne sono riserbato certi mathematici et philosophi con alcuni libri origi- (1) « Lycophronem itaque ad exemplar eruditissimi viri M. Antonii Antimachi recognovi-mus... », e poi un grande elogio dell’uomo, nel quale tuttavia si raffrena «ne quis me propterea quod ilio usus sim et familiari et praeceptore, benevolentiae magis quam veritatis dare testimo-nium suspicetur ». Dunque Arnoldo studiò a Ferrara, dove l’Antimaco (1473-1552) insegnò dal 1527 c. al 1547 (cfr. Tiraboschi, IV, 125) e accolse il Gesner circa il 1543 (v. i versi a lui nell’ed. dello Stobeo, a. 1549, dopo l’indice degli autori). Un’altra notizia ivi dà Arnoldo di se stesso, ed è che giovanissimo era vissuto in grande dimestichezza col servita Bagato in Francia. « Commo-dum itaque in Octavium Pantagathum, quocum mihi admodum adolescemtulo in Galliis inter-cesserat familiaritas, incideram ». Il Bagato (1494-1567) aveva studiato a Parigi teologia (Tira-boschi, IV, 36), poniamo fra il 1515 e il 1525. Forse a Parigi lo :ncontrò Arnoldo circa quel tempo. Rilevo queste notizie perchè sfuggite a quelli che hanno parlato dell’Arlenio. (2)«eius opera utitur Venetiis Jacobus Mendoza iegatus Caesaris in describendis quamplu-rimiis libris graecis ». A. Augustin. appresso Andres, p. 65 ; Graux, p. 186. Nella nota opera della M. Vogel e di V. Gardthausen, Die griechischen Schreiber (1909) il nome dell’Ademo non compare. Per rendere possibile un riconoscimento occorrerebbe un saggio della scrittura della nostra lista, che comprende anche qualche parola greca. (3) Bandini, Catalogus codicum graecorum Bibliothecae Laurentianae, I, 92 e 143 ; II, 173. (4) Cfr. H. Gerstinger, Ioh. Sambucus ah Handschriftensammler in Festschrift der Na-tionalbibliothek in Wien (1926) 333. (5) Mi era sovvenuto che essa fosse quella pubblicata sopra, che reca i segni di un qualche studioso. Ma l’intestazione aggiunta da altra mano prova che allora l’Arlenio era ancor vivo e in condizioni e premure di far nuovi requisti. —