O* 481 <•£=- fin da quel tempo al servigio della chiesa di San Marco, e scarsi erano tuttavia i nostri, i quali però si voleano per l’avvenire sostituiti agli stranieri. Ondechè fin d’ allora possiamo considerare un qualche cominciamento della ducale cappella ; ed apparisce insieme, ciò che già dicevamo, che Venezia fu una delle prime città ad accogliere nel proprio seno i musici fiamminghi, e a profittare della loro scuola. Nulladimeno il primo maestro, di cui si conservi memoria negli atti de’procuratori, è Pietro de Fossis, eletto il 51 agosto del 1491, il qual però da dieci anni innanzi serviva la chiesa stessa in qualità di cantore. Era egli di nazione francese, e magnifiche lodi ne fa, in quel bizzarro suo stile, Pietro Contarmi nell ’Argo vulgare (1. 5, reg. E. ii), ricordando anche nella chiesa di S. Marco, con un’ esagerazione che suppon qualche cosa al di sopra dell’ ordinario, ben mille voci di cantori. V’ era allora organista fra Dionisio Memmo, ivi pure lodato dal Contarmi ; del qual sappiamo da una lettera di Sebastian Giustiniano, oratore per la repubblica in Inghilterra, che nel 1516, lasciato il servigio della cappella, e trasportando seco, con molta spesa, il proprio strumento, venne a Londra, e piacque tanto alla corte, che il re lo volle suo cappellano. Sembra però non gli attenesse in tutto le promesse fattegli, perchè di là a un anno scriveva il Memmo un canto a quattro voci, che il Giustiniano dice bellissimo, col motto : Memor esto verbi tui servo tuo, in quo mihi spern dedisti, accennando al lungo promettere ed attender corto del re. Ma 1’ età veramente luminosa per la musica in Venezia comincia dal fiammingo Adriano Willaert, sostituito al morto de Fossis il 12 dicembre 1527, e continua, acquistando sempre nuovo splendore, fino alla morte di Claudio Monteverde (29 nov. 1645). Per questo tempo la veneta scuola divide prima la gloria del primato con la romana; poi siede in cima a tutte, ed ogni musical novità viene da essa (Fétis, Diclionn. Biograph.J. Adriano, nativo di Bruges, allievo di Giovanni Melone, « uomo diligentissimo nello scrivere e riputato il primo de’suoi tempi (Zarl. ne’ Suppl. ), ritrovando infiniti errori, cominciò a levarli, ed a ridurre la musica verso VOL. I, P. II. 61