24 Versi di Matteo Ieromonacg úreo^ía jatÍitots èvo^XTj'ijcj tov sùpurxóijisvov si; tò tt)4 Kupi'^ou ¡/.sto'^iov et; to' Neo^Jpiov, eí; o sùpi Í/.sX|AY¡v tou xaT* aaipoù; 7rpoí nìyoup.svi*^. sì Ss TTOTs ti kn'./£ipr,TU), 'iva *aToe§i/C«£ TupxvvouvTt tuv Touoxwv xtX presso Legrand, Lettres de V empereur Manuel Paléologue, I, (Paris 1893) p. 103 s. Perciò anche senza un presupposto viaggio in quei luoghi, sarebbero in qualche modo spiegati gli accenni alla Cazaria nella poesia di Matteo, benché volta più a scopo morale che a motivi retorici e a ricercatezze stilistiche. Conosciuta ormai la realtà del viaggio nella Cazaria, che dapprima ci era sembrato del tutto fantastico, non v’ è più difficoltà ad ammettere che taluni particolari descrittivi siano in parte ricavati dell’osservazione diretta di certe località singolarmente strane, maravigliose. Forse chi non è, come noi, hospes nella storia dei Mongoli e dei viaggi nell’Asia potrebbe secernera dalla scoria dell’elemento fantastico alcuni dati positivi.