.Note critiche 289 v. 9 - 11vxtevo[aev cJiEi)8ovTeg Ttgòg oumipiav. A jcpòg, che corrompe il metro, sostituisci etg del codice. v. 21 - KatacpXvapàjv <5>s (iarr)v tcòv jrXrjaiov. 11 Menardos muta in eì? |.idti]v — invanum. Ma può restare anche mg Hmr)v — quam frustra, solendo wg unirsi con avverbi, obg aXriftùjg, mg fjjticog . . . v. 23 - Tooovtov f|v8QÌ0avto tov voi) 8vvd[i£ic; avrai yvvaixòg a)? djtOQQÓjiaoai ai (ottima emendazione del Chatzis: cfr. v. 26 wg oaQxa tf^ai). 11 Chatzis muta anche avrai in ovaui; ma non è necessario farlo. 57, V. 7 - VJtEgPXvOElE, (idpTVS, T| 01] XQr|0TÒTT)5 WS av cpavfi 0e ¡¡ama jiXovtov ev f:!icp. 11 Menardos emenda cbg Sv qpcovf) oe (ó ©ecóSwpog), ìjtoi iva oe xaXfj. Emendazione metricamente errata e sintatticamente impossibile (yorì<7TÓTi|c resta isolato). Si lasci (pavfi (o meglio qxtvr|), e s’intenda: supereffluat, martyr, tua bonitas, ut te ostendat divitias viventes in vita. Cosi anche il Charitonides. 11 Menardos crede che l’epigramma al Martire Teodoro sia di Teodoro Prodromo. Ma potrebbe anche essere di uno scriba omonimo, come di uno scriba è l’epigramma relativo ad un menologio, che tra l’altro, conteneva la vita di S. Giovanni Crisostomo (p. 54, vv. 18-28). Anche il lemma delle due poesie seguenti Stiyoi roti auyjio iojtwtov nvg 0eo8ó>qov tov ripofioóuo'u cet. lascia supporre che le precedenti non siano del Prodromo. Per conoscere il valore del testo dato dal cod. Palatino Vaticano è opportuno confrontare il testo di queste due poesie Pro-dromiche nelle stampe (Migne P.G. 133 col. 1223) e nei due Vatic. gr. 305 f. f. 117 e Vatic. gr. 306 f. 54 v. e 55 v. Al v. 10 della poesia EvayyEXiojióg, yévva cet, il nostro codice interpola un 8è, che guasta il metro: tò tov ©apròp cpròg 8è rrjg Efxfjg vvxTÒg Xvoig. Al v. 12 ha invece una sillaba di meno scrivendo ovjxpXa invece di ov^poXa : ijruxcov è'aQO? 0U|x(3Xa (1. 0ujx(3oXa) tà Paia. Al v. 13 ha tov cnavgov ijuXov, invece di tò ot. ÌvXov. Al v. 7 ha corrotto fj xXfjoig in xexÀf)oi5. La seconda poesia termina nel codice così : mg vjtégevye jtiaxemg tfjs 0%, yégov' mg vjtégevye tov tpiXo'gÉvov piov. xugnòv yùo dfxqpoìv, xugjtòv oo/pvoq qpvsig. 11 secondo verso manca nella stampa, ma si conserva negli altri due codici. L’ultimo verso termina nella stampa con cpépei che è lezione del Vatic. gr. 305. Invece la lezione qpvsig è anche nel Vatic. gr. 306. v. 15 - TQUtXoxfjg 8’ è[j,oì OTÉcpavov rj nX^yr] jiXéxsi. 11 cod. ha TQurXoxdg. Il verso ha una sillaba in più. Il Menardos propone TQiitXovv, il Chatzis TQutXwg. Il Charitonides invece [co] tqìjtXoxov 8’ s[xoi otéyog jtXriyri jtXéxei. Ma anche così il verso è difettoso nella cesura, nè si sa come 19