i. — Osservazioni allo Spaneas del cod. Vaticano Palatino GRECO 367 EDITO IN Néo? 'EXX^voiAvVìp.wv 14 (1920) pp. 3?9-38o. Chi legge l’apparato critico dello Spaneas edito in Néog 'EXXt]vo(ìvtìhu>v 14 (fase. 2-4 del 31 marzo 1920) p. 359-380, potrebbe supporre che l’editore, come ha avuto la meticolosità di segnare varianti di nessun conto, ad esempio, comuni itacismi, scambi od omissioni di spiriti e di accenti, così riproduca fedelmente il testo del poemetto didascalico secondo il codice Vatic. Palat. gr. 367, sul quale unicamente ne è stata fatta la ristampa. Ma tale supposizione non corrisponderebbe al vero, perchè purtroppo sono incorse sia nel testo, sia nell’apparato parecchie sviste ed inesattezze, dovute in parte al compianto Sp. Lambros, che non potè dare l’ultima mano al lavoro, e in parte a chi, dopo la sua morte, ne curò la stampa. Ad esempio, al v. 296 si dà oxorcòg come lezione del cod., che invece ha oxójtt) - oxóttei; al v. 260 si pone come lezione !it’ ai)|dvow, mentre è «ta'uljé’vo'uv ; al v. 277 si dà xQctaÌT), mentre che il cod. ha xpctcrjv = xgaoiv ; al v. 194 si stampa EiiófnXog, senza notare che il ms. ha EÌioniAf]?; al v. 371 il cod. ha xaXoì invece del xcdòv dell’edizione: al v. 388 il cod. ha ó[io