240 E Stafidace l’epistolografo del cod. Laurenz. di S. Marco 356? Benissimo: ma se si trovasse un nome o cognome derivato o composto non precisamente da ataqnjÀr), ma però da altro nome significante uva e della stessa radice come 0TaqpÌ5, e si trovasse insieme uno scrittore del tempo dell’anonimo e di quel cognome appunto? Ora non so indicare alcuno StdqpvXo?, 2taq)uA.itr]s, ecc., che sia a proposito per noi, ma uno 2ta(pi8dxris sì, scrittore, e scrittore del primo quarto del sec. XIV. Si conserva difatti nel codice Vallicelliano B 70, del secolo XIV (i), e nel Vatic. gr. 1374, del secolo XV/XVI (2), Tov EtaqjiSdxi^ [xova>8ia ejù tà> aiito-xpdtopi naÀaioXóycp. Come rilevò R. Foerster e poi indipendentemente da lui il Lampros (3), riguardando quella monodia un imperatore della dinastia dei Paleologi morto in Tessalonica ancora vivente il padre, e l’unico imperatore Paleolog0 che vi morì in tale condizione essendo stato Michele IX (f 12 ottobre 1320) lo Sta-fidace e la monodia risultano di quel tempo, che è il tempo dell’anonimo. Nè la monodia è il solo scritto dello Stafidace. Nel medesimo codice Vallicelliano sul f. 153 v. si legge col suo nome, mezzo tagliato però e conseguentemente sfuggito all’autore del catalogo, l’epitafìo di Isacco, fondatore di un monastero — il monastero Tfjg ■ujtEQGiYÌcis ©eotóxov 1% IIeQi|3À£jtTov in Salonicco —, uomo pieno di virtù e di sapienza, morto di anni 65 e giorni 26 il 16 dicembre ; Io si vegga stampato e illustrato da S. G. Mercati nella 7* delle sue Note d'epigrafia bizantina («Bessarione», XXXVII, 142-148). La scrittura essendo della stessa mano che la monodia, non penso ad un altro Stafidace. Al medesimo Stafidace crederei anch’io che spettino tanto i versi in onore del monaco Tecara che restano nel codice Atonita 4520, dell’anno 1439 (4), e in altri manoscritti dell’opera di quel monaco, quanto gli 2tixot toù StaqnSdxri si; tòv fjiyav 0TQatojtE8dpxrlv che Giano Lascaris notò circa il 1492 in Arta in casa di Demetrio Triboles (5). (1) Cf. E. MARTINI, Catalogo di mss. greci esistenti nelle Biblioteche italiane, II, 30; R. FOERSTER, Libanii opera, II, 196 sg. Nel Catalogo non è notato che nel f. 171 v. v’è un epigramma di Pallada e nel f. 205 v. cominciano XifJaviou aoqjiotoù Nella monodia notevoli certe correzioni (per es., f. 191 r. xaxr|cp£iav fu sostituito con doSéveiav, 194 v. PaciÀicov con aùtoxgatÓQtov, 195 v. -/MxaaXEÌÌexc, con xa'cevsxflsi?, 197 r. 8iateXéoti5 con Stotosi?), che sembrano pentimenti d’autore e forse provano che l’esemplare è della sua mano medesima. (2) Cf. FOERSTER, « Byz. Zeitschrift», IX, 280. LAMPROS, « N. EUr)vonv. », I, 368, ha male assegnato anche il Vatic. al secolo XIV. (3) «Byz. Zeitschrift» 1. c. ; ♦ N. EXAt)vo|ìv. », I, 368 sg. ; II, 377. Anche S. G. MERCATI in «Bessarione», XXXVII (1921), p. 144, propende per la stessa identificazione. (4) LAMPROS, Catalogne ecc., II, 142: IIeqì toù 0r)y.aoà frti/,01 xai yvà)|-un 0eo8oiW.ou (lovaxoù, Neoxcoqltou YQauuaTixoù. Mt|Tqoc(Ùvou<; |iovay_oO, xofi Xióvr), toO 2Tacpi8àxT|, toO XaeauxvÌTou. Così, pare, nei codici Mosquensi 306 e 308 (VLADIMIR, p. 420 e 422; cf. S. MERCATI, 1. c., 147 sg.), del secolo XVI, nel Gerosolimitano 303 (cf. PAPADOPOULOS-KERAMEUS, IV, 382, dove male: ...xai StatpiSov) e nel codice 1549 della Laura: cf. SPYR1DON e SOPHR . EUSTRATIADES, Catalogne of thè Greek mss. in thè Library of thè Laura on Mount Athos, che ne forniscono l’inizio: Tov 2xa(pi8àxi. Où Ttòv fiw/uxQòiv 0r)xa(jàg ovxoq cpita... (5) « Centralblatt fuer Bibliothekswesen », I, 379; « N. EM.t|vo|ìv. », IV, 319.