314 ANCORA DEL LINCEO DEMISIANOS con lui i mss. delle opere proposte dai Lincei per la stampa (cf. Nelli Cl., Storia dei Lincei, in « Bollett. Boncompagni », XX, 1887, 112). Già prima egli appare quale censore ufficiale dell’opera di G. B. della Porta De distillatione, stampata a Roma nel 1608 (v. pag. 154); e forse a lui appartengono l’epigramma greco adespoto in lode del Porta e l’àvaxgqpcdaictìais 0 acrostico della prima pagina. Tra i suoi scritti aggiungiamo a quelli già enumerati: — due distici latini in onore di Federico Cesi o piuttosto della famiglia Cesi, in margine di un albero genealogico dei Cesi, litografato o piuttosto impresso per la terza volta in Roma nel 1628, a cura di Luca Alberto Petti di Todi (Archivio Linceo, n. 54). Cf. Narducci, in « Atti Acc. R. Lincei », serie 4, Rendiconti I (1885), 229; — un’ ode de Puerolo Hiacyntho Gonzaga, che comincia : « Hoc charis blando comitata coetu... », — e un’altra de Beata Virgine coelo recepta : « Lynpha gemmantes fu-giente rivo...» entrambe nel ms. Barber. Lat. 2049, 165, 167 della Biblioteca Vaticana; — ventiquattro distici In virum clarissimum ac summum Mathematicum G. Galilaeum Lyncaeum, in 5 epigrammi : ritrovati dal Favaro nella « Filza 9 Galileo della Raccolta Fiorentina di Documenti Galileiani », e pubblicati nella serie XX degli Scampoli Galileiani (1909, pag. 6-9 dell’estratto), ripubblicati dal Vaccaluzzo nel suo libro Galileo nella poesìa, pp. 99-102. Sono quelli epigrammi, di cui io non avevo saputo trovare traccia. Di sue lettere, oltre le 3 da noi pubblicate, possiamo enumerarne 2 a Galileo nella Ediz. Naz., in data 14 ottobre 1611 e 24 agosto 1612. Riferimenti bibliografici su Giovanni Demisiano ho raccolto nelle mie due memorie II carteggio dei primi Lincei e Cronaca e verbali delle adunanze Lincee, pubblicate nelle « Memorie della R. Accademia Naz. dei Lincei », Classe di scienze morali, storiche e filologiche, 6, 1 (1925), p. 183; 6, II (1928). In complesso la figura del Demisiani resta sempre fra quelle dei colleghi Lincei molto pallida e incerta: tanto meno possiamo spiegarci l’appellativo di « mattematico » che gli danno gli Avvisi del su indicato ms. Urbinate, e quello di « chimico » che gli attribuisce 1’ Eritreo. Abbiamo tuttavia voluto raccogliere anche queste poche briciole di notizie, in ossequio al seguente convincimento, che è anche nostro: « Non potrebbe lo studioso di storia scientifica aspirare a compiutezza d’indagini, s’egli si tenesse soltanto ad occuparsi dei sommi ingegni, che al progresso delle scienze hanno maggiormente contribuito; e particolarmente nei luoghi o nei tempi nei quali apparisce meno ragguardevole il contributo, è richiesto che si proceda con tanta maggiore sottigliezza di ricerca, allo scopo di nulla lasciare intentato, perchè anco dei minimi sia tenuto il debito conto. » Così giustamente il Favaro, in « Bull. bibl. e stor. scien. mat. » XX, (1887) 345.