34 Intorno a Giovanni Canabutzes ¡tal 2a[/.o0pa'*Y)v. Il più antico documento relativo a Canavucci residenti a Chio è una petizione alla repubblica di Genova in favore del monastero Ne'a Movv), in data del 15 novembre 1511, e sottoscritta, tra altri chiotti, da Aoux.x; Kava-Pout^yiì tov ¡/.axapiTOKoTOu (1. ¡/.a/.xpÌTOu xùp ’ lioavvou) Aou'*as Kocva;iouT^y); tou p.axapt'xou Kup MaT0ai'ou (presso Miklosich-Miiller, et Diplom. res Graecas Itctlasque illustrantia, Vindob. 1865 p. 263). Per tutto il secolo XVI sono ricordate soltanto tre donne: Innocenza di Gerolamo Canavutzi nel 1527, Anna, detta Smaragda nel 1572 e 1585, e Mimina nel 1585. Un probabile parente del nostro Giovanni suppongono tanto il Lehnerdt p. Vili quanto Vogel-Gardthausen, Die griechischen Schreiber p. 383, in quel Pietro Canabutzes, che copiò il codice Escoriai. V. IV. 22 « de la fin du XIV® siècle, ou du commsncement du XVe » (Miller), 0 semplicemente del secolo XIV, secondo Gardthausen. Ma non può essere che molto vaga una supposizione fondata su una sottoscrizione del tenore ’Eyo> ò Ui'xpoi KxvaPouT^/); i;p?a;x7)v tou uptoTcu (T^s'Sou;. La quale, se fosse vergata in caratteri alquanto differenti da quelli del testo, potrebbe attribuirsi non allo scriba del manoscritto, ma ad uno che cominciò a studiare grammatica sul codice schedografico. Non di rado si trova infatti nei codici schedografici il nome dei discenti. Talvolta però il nome è lasciato in bianco, forse perchè lo scriba non aveva ancora trovato l’acquirente della nuova copia: ad esempio nel codice Vaticano greco 952 f. 80 nel v. 21 degli S-n'^ot xpoTpeTrTi/ioì ¡/.exà sù/i)i che vengono dopo il titolo ’Ap^ij ¿yia> tó5v XsyojAe'vtuv Seuxs'pwv c^sSapiaiv e cominciano con '0 SyjjAioupyds tù5v g)*o>v 9eou Xoys, è lasciato in bianco il nome del discepolo: ^ * * * * y 5-/J qpyj(xi. toiÌto) rtù veo). Con alquanto maggiore probabilità si può invece supporre un prossimo parente dell’autore del Commentario in quel Giovanni Canabutzes, TrptoTO^affTayapT);,^ che il 28 luglio 1380 stipulò il contratto di matrimonio della figlia Chryse con Michele Vergis, che ora pubblichiamo dal detto Codice Vaticano. Data la consuetudine di rinnovare nei figli il nome dell’avo 0 dello zio od anche del padre stesso, si può pensare che fra i due omonimi Canavucci interceda il rapporto di nonno 0 zio a nipote 0 di padre a figlio. Questo diciamo, perchè, nonostante i non rari casi di fiorenti longevità, ci pare azzardato supporre che una stessa persona abbia stipulato il suddetto atto del 1380 nell’età di circa quarant’anni e composto il Commentario dopo il 1431, con ben novanta anni sulle spalle. Dalla lettura del Commentario si rileva soltanto che l’autore era legato da antica amicizia (reaXaiac