-ss* 206 che appartengono ai secoli XVI e XVII, le gondole sono rappresentate con due rostri o ferri di grazioso lavoro, uno per estremità, e sfarzosamente guernite con origlieri e con ricchissime stoffe. Nel secolo XVIII le gondole appariscono ancora più leggere e snelle in confronto a quelle di un secolo prima, ma ricoperte di nero, e con addobbi all’ interno egualmente sobri e modesti; se ne tolse un rostro, e rimase quello solo di prua: secondo noi, la costruzion loro è portata alla possibile perfezione. Non è raro il caso che per i brevi viaggi nell’ interno della laguna venga applicata alla gondola una piccola vela verso prua ; ma la manovra di essa richiede somma attenzione e pratica, e v’è quasi sempre bisogno d1 un piccolo timone foggiato a remo sporgente e fisso alla poppa, il quale da’ gondolieri chiamasi zanca, per costringere la gondola a non derivare dal vento. Chi poi si facesse ad esaminare con l’occhio della scienza e dell’arte la configurazione, ossia il così detto sesto, eie proporzioni della moderna gondoletta nazionale, troverebbe, col chiarissimo nostro Gaspare Tonello, che ogni sua parte risponde e soddisfa mirabilmente alle leggi dell’idrostatica, a quelle dell’equilibrio, per cui la figura di essa, la disposizione de’ due scalmi, il peso de’ gondolieri, quello della persona passaggera, il ferro o rostro di prua, lo sporgimento dello scalmo, ossia della forcola di puppa, sono tutti elementi che contribuiscono al mirabile effetto di aver nella gondola veneziana il modello di una barca veloce; quindi essa è la più lesta, la più comoda e la più stabile barchetta che l’ingegno e lo studio possano suggerire ad una fervida immaginazione. L’equipaggio della gondola è di due soli remi ; ma quando toltone il felze, che diciamo caponera ( capponaia), la si apparecchia a quattro remi, come in occasione delle corse di festa e delle regate, allora nessun altro piccolo legno può superarla nel corso. BUZI. Naviglio da guerra e da commercio. Jal, nell’ opera Archeologie navale, offre estese notizie intorno a’ buzi ed alle navi buzi. Noi troviamo e gli uni e le altre menzionati sovente da*nostri istorici e più da’cronisti. Entrambi portavano due alberi, ed il Capitolare nauticum veneziano, registra a loro riguardo varie prescrizioni disciplinari. Alcuni di questi legni erano della portata di 3oo, altri di 6oo migliaia, dalle i5o alle 3oo tonnellate. In quanto a vele, esser doveano provveduti verso proda di artimo-nem, terzarolum et dolonum unum de fustagno vel de bombazio et parpaglonem unum de canevaza ; nel mezzo portavano majorem et dolonum unum de bombacio vel de baracame et parpaglonem unum de canevaza. NAVI BUZI. Legni simili, ma di maggiore portata e forza de’ buzi. Qualora erano destinati alla guerra, T armo loro era composto di conveniente numero di soldati, provveduti di cinture o panciere di ferro, elmi, corazze, scudi, lancie, picche, ec., appunto come le navi di eguale tonnellaggio. i NAVI QUADRE. Navigli da guerra. Questo nome era presumibilmente generico a quelle tali specie di navigli, le cui estremità, per essere rotonde anziché allungate, differivano nella forma