118 Un indice di Codici greci posseduti da Arnoldo Arlenio Qui è da notare che, avendo fino dal 1544-1545 (1) l’Arlenio medesimo scritto al Gesner : « varia apud se esse Divi Chrysostomi opera, hactenus nec graece nec latine aedita : nempe homilias multas pulcherrimas, epistolarum libros duos et Commentarios in Prophetas » (2), il Graux, p. 245, dopo avere ricordati due codici del Crisostomo già esistenti nell’Escuriale, espresse il dubbio, « se questo o questi preziosi manoscritti, che furono tra le mani del bibliotecario Arlenio, non appartenevano in realtà alla biblioteca del suo padrone », per concludere : « ma non si può dire niente di certo su questo ». La lista toglie ogni dubbio al proposito : benché il Mendoza abbia posseduto anch’egli codici del Crisostomo (e il Gesner subito dopo li accenna), ne ha posseduto altresì l’Arlenio almeno uno, anzi due di scritti inediti, e deve averli acquistati dopo la partenza del Gesner da Venezia, ossia dopo il 1543, perchè amicissimo di lui e generoso non avrebbe mancato di fargli vedere tanto tesoro, se già l’avesse posseduto nel 1543, come non mancò d’informarnelo dopo per lettera. Perciò, salvo errore o confusione del Gesner (il quale ne ha commesso parecchi; cf. Graux, p. 238 sgg.), sono da ritenere piuttosto dell’Arlenio i codici che il Gesner o altri qualsiasi dicesse d’avere veduto presso lui senza fare menzione del Mendoza, come appunto è il caso per la Metafrasi dei Salmi di Apollinario Lao-diceno (cf. Graux p. 187 e 246), non ostante che manchi nella nostra lista, incompleta e di tempo probabilmente diverso. Del resto, anche se risultasse che uno stesso ms. fu prima deU’Arlenio e poi del Mendoza e fosse citato come esistente presso entrambi, non ci sarebbe da stupire, potendo quello essere passato dall’uno all’altro per cessione o per omaggio. Nella lista comparendo un « Lycophron cum commentariis », di cui il Gesner vide un manoscritto di 53 fogli — si direbbe, a guardare il contesto — presso l’Arlenio (cf. Graux, p. 246), mi era sovvenuto dapprima che da quel suo manoscritto fosse cavato il testo dell’Alessandra e del commento d’Isacco Tzetze nell’edizione da lui curata e uscita a Basilea nel 1546. Invece nella dedica al cardinale di Ravenna l’Arlenio dichiara apertamente di avere trovato il testo del poeta, insieme a <( nonnulla digna mihi visa, quae ex situ et tenebris extracta conspiciantur et a studiosis hominibus legantur », circa il 1541-2 nella biblioteca del s. Salvatore in Bologna (3) e di averlo corretto con l'aiuto di un altro esemplare di Marco An- (1) « Nuper ad me scripsit ». Ora il Gesner ivi stesso dice di essere stato con l’Arlenio « Ve-netiis ....ante menses 17 ». Le varie date fornite da lui fissano quel viaggio al 1543 (Cf. Graux, p. 171), e non già al 1544, come si afferma nell ’--1 llgemc int deutsche Biographie, IX, 110. Il Gesner però trovavasi ancora a Zurigo il 13 giugno 1543, come prova la dedica della prima sua edizione di Stobeo. Con l’Arlenio si sarebbe incontrato alla fiera di Francoforte. (2) Bibl. iiniv. v. «Johannis Chrysostomi»; Graux, 245 e 392. (3) « Superioribus mensibus (la dedica è dc-H’agosto 1542) hic apud Salvàtoris collegium bibliothecam excutiens ». Difatti nell'inventario di quella biblioteca, scritto nel secolo XVI, che si conserva nel Vatic. lat. 3958, fra i libri greci sotto il n. 73 è segnato « Lycophronis poema cui titulus Alexandra, cum expositione innominati authorts, mai.u script. » (f. 259 : nell’inventario di S, Salvatore che sta alla fine del Barber. Iat. 3185 i codici greci sono omessi). Quel ms. ora non si trova nell’universitaria (v. i cataloghi deH’Olivieri e del Puntoni in Studi ital. di Poi. clnss., Ili e IV), e non si trovava a S. Salvatore nemmeno al tempo del Montfaucon, che non lo registra nellaBi&Zioffteca bibliothecarum, I, 432.