<3<> 318 ■O^P- Vasari e il Ridolfi non rammentano di esso se non le pitture falte in Venezia, e dice male Lanzi, o perite o malcondotte, che le due esistenti in San Jacopo e allo Spirito Santo ebbero buon ristau-ro, e sono ancora valevoli a dimostrare i meriti del Marescalco. Quelle da lui operate in Vicenza lo mostrano ancora più dotto si nel disegno che in ogni altra parte pittorica. La Madonna in trono fra quattro Santi nell’oratorio de’Turchini, rammentata dall'ultimo scrittore, è raffaellesca, ed il san Sebastiano fra i beati è una vera bellezza ideale. Sfoggia in prospettiva quanto i migliori della sua età, e, dice bene lo storico dell’arti italiane, par che anche egli spieghi un ingegno nato all’architettura; anch’egli par promettere alla patria il divino Palladio, che fu poi 1’ onor di quest’ arte. — Se Vicenza contava i capaci artisti descritti, neppur Verona era da meno, anzi nel suo Domenico Morone, in Francesco suo figlio, in Gi-rolamo dai Libri e in Gio. Carotto, rivaleggiò e vinse la vicina città, e sembra preludesse nel secolo seguente, quel Paolo, maraviglia, non pur della patria e della capitale, ma del mondo tutto. — Girolamo dai Libri dipinse a San Lionardo e in San Giorgio, e in quest’ultima chiesa, vera galleria di opere immortali, non è a niun secondo. — 11 Carotto fu seguace del Mantegna, e, sebben stia lungi dal maestro, è non pertanto bravo architetto e disegnatore di antiche fabbriche, degno di storia per essere stato primo institutore di Paolo. Con-ghietturasi, che questa abilità possa Paolo averla attinta dal Carotto ne’primi anni, perfezionatosi poi in essa per opera del Badile. — Taceremo degli altri minori Veronesi per parlare degli artisti di Brescia, fra’quali, oltre Andrea Previtali di cui dicemmo, si annovera Fioravante Ferramola, che lasciò alle Grazie quel San Girolamo bene ideato, e con bel paese e di gusto si analogo a quel del Muzano ; e Paolo Zoppo, morto da dolore per essersegli in viaggio spezzato il bacino di cristallo, su cui avea miniato la strage ed il sacco di Brescia accaduti nel 1512, e che egli colorì per recarlo in dono al doge Gritti; e finalmente Antonio Boselli, che tiene uno stile di mezzo fra gli antichi e i moderni, ed altri di minor merito, tutti artisti che videro e si prevalsero della maniera del Bellini.