La mezzaluna nelle mcnftf antiche 85 delia festa notturna che precedeva quella panatenaica ed in ogni modo si ricollega colla vita notturna della civetta. A Metaponto può forse collegarsi egualmente a motivi religiosi ossia al culto di una divinità lunare. L’impiego di questo simbolo va diventando sempre più diffuso nei secoli successivi specie in Oriente e nei paesi che, come l'Italia e più lontano la Gallia, ne subiscono l’influenza. Nel V secolo lo troviamo, oltreché sulle monete di Atene e su alcune di Metaponto, anche in quelle l’isola di Zacynthos (l’attuale Zante), di Melos (Melo, isola delle Cicladi, fìg. 4), e specialmente a Thespiae (Tespia in Beozia) (fig. 5) della cui zecca la mezzaluna costituisce il segno costante. Anche in queste città tale simbolo (che è talvolta solo, talvolta accompagnato da altri motivi) ha quasi sempre un significato od un’origine religiosa, a Zacinto collegandosi proba' bilmente col culto di Artemide Selene ed a Tespia con quello di Afrodite Melainis che era colà venerata come dea lunare. Nel IV sec. a. C., oltre che in varie forme ad Atene, Zacinto, Tespia e Melo, vediamo la mezzaluna in combinazioni diverse e con diversa importanza anche in alcune monete di Megara (Megara, città tra l’Attica e l’istmo di Corinto), di Cvdonia (nell’isola di Creta), di Birytis (Troade), in quelle di Lisimaco re di Tracia ed in quelle di Mazeo, satrapo persiano governatore della Cilicia (fig. 6). In Italia poi, tra quelle di Tuder (Todi), Tarentum (Taranto), Crotone (Cotrone) e di Heraclea (Policoro) nella Lucania. Anche in questi casi prevale con ogni probabilità l’origine religiosa, eccetto che per Lisimaco ove la piccola mezzaluna appare semplicemente un segno tecnico di zecca. In questo secolo notiamo tale simbolo anche in alcune monete romano-campane, battute nella Campania dopo la conquista romana. In esse vediamo il busto di Roma dietro il quale appare una piccola mezzaluna, anche qui — come nelle monete di Lisimaco — probabilmente solo come segno di zecca, per distinguere i vari conii. La mezzaluna del resto si ritrova anche nelle più antiche monete romane (aes sgnatum). Nel III sec. a. C. troviamo ancora la mezzaluna in alcune monete di Birytis e di Uranopolis nella penisola calcidica (ove assieme al sole, alle stelle ed al tipo di Afrodite Urania serve a ricordare il nome della città (fig. 7), e poi qua e là in quelle di una lunga serie di città italiane, oltre Todi, Taranto e Heraclea, a Camars, Po-pulonia (fìg. 8), Vetulonia e Volaterrae (l’attuale Volterra) nell’Etruria. Iguvium (Gubbio), Pinna (Civita di Penne) ed Aternum (Pescara), Luceria (Lucera), Venu-sia (Venosa), Rubi (Ruvo) nell’Apulia (fra Canosa e Bitonto), Coelia (vicino a Bari), e nelle monete dei Bruttii, per non menzionare altre città ove tale simbolo fu meno diffuso. I tipi monetari di queste città sono in gran parte di origine greca e la mezzaluna (una o più, da sola o con una o più stelle) ricorda probabilmente il culto di divinità siderali, come Artemide. In tale periodo l’emblema che ci interessa figura anche in alcune monete della repubblica romana, ma qui come segno speciale del magistrato che sovraintendeva alle emissioni monetarie, ed in alcune romano-campane, come in una moneta di bronzo che rappresenta da un lato il busto raggiante del dio Sole e dall’altro una grande mezzaluna sormontata da due stelle, simboli che