<&■ 369 •o£>- Comendich, l’ultimo de’quali fiorì in molta stima a Milano verso il 1700. — Circa a que’tempi vi fu Antonio Calza, veronese, che dalla scuola del Cignani, per voglia di dipingere azioni militari, si trasferì in Roma, e, assistito dallo stesso Cortesi, vi riuscì. Si trattenne in Toscana, in Milano e specialmente in Bologna. — Ne’capricci e nelle pitture facete, oltre il nominato Civetta, si distinse il Bosch, il Carpioni, Gioseffo e Daniele Enz, i quali ultimi dipinsero finzioni allegoriche, ove intervengono sfingi, chimere, o, meglio, stravaganze di fantasia non dedotte da antico esempio, ma formate dall’ accozzamento di varie parti di animali diversi, non altramente di quel che avvenga a’ farnetici che delirano. Tal fu la via che guidò l’Enzo a ricevere la croce di cavaliere da Urbano Vili. — Nel dipinger fiori e frulla eranvi molti che si esercitavano, fra i quali si nomano dal Martignoni, Francesco Mantovano, Antonio Bacci ed Antonio Lecchi, e finalmente, la rodigina Marchiani, forse la più celebre di tutti. — Buoni pittori di animali furono Giacomo da Castello e Domenico Maroli messinese, ma vissuto a Venezia amico al Boschini, il quale lo venne predicando quasi un nuovo Bassano. — Nelle prospettive, finalmente, oltre il Malombra, più degli altri si distinse l’Aviani, vicentino, eccellente anco in marine e paesi, e ben nella foresteria de’PP. Serviti, in patria, lasciava opere pregevolissime in questo genere. — Esercitolla pure con lode Tommaso Sandrino e il suo scolare Ottavio Viviani, Domenico Bruni, lodato dall’ Orlandi, Bartolommeo Cerci e Giulio Cesare Lombardo. — Omettiamo la ricordanza di altri, principalmente nel declinare del secolo, in cui si caricarono le architetture, oltre il convenevole, di vasi, di figure e di ornati, e si scemò assai di quella semplicità, che sovra tutto in ogni cosa coopera al bello e al grandioso, come si vede manifestamente in natura, e come insegnava a’Pisoni il favorito di Mecenate. vol. r, P. II. 47