Note critiche 277 il fascicolo portante la data del 31 Marzo 1922, preparammo una revisione del testo ivi edito confrontando il codice Palatino e l’apografo nostro, che avevavamo già fatto nel 1916, per registrare in un articolo per il Bessarione le correzioni più importanti. L’articolo si trovava presso la redazione pronto per la stampa, quando per la morte del compianto fondatore e direttore, Emo Card. N. Marini, il periodico venne a cessare. Lo pubblichiamo dopo un decennio cosi come stava: però come allora tenemmo conto della ’EjtiotoXf) toìi xaOriyriTO'ì) tot) ITavejtiatT]-fiioi) x. Sifiou MFvdoÒou comparsa successivamente nel NÉog eEXÀ.T)VG(m)n,cDv 16 (1922) pp. 458-464, così adesso abbiamo creduto opportuno di tener in considerazione anche i tre articoli usciti posteriormente nello stesso periodico greco, cioè : 1) X otturi g, Aiopfhóoeig slg rà èv t cEW.i|vo-[ìvt)hovi IxSotìÉvta lajx(3ixà jcoiT'mata . . . ib., 19 (1925) p. 68-71. 3) XatOrjg, AtopihóaEic xaì impuriipiiopig e,tg tà (cet. ut supra): ib. 19 (1925) pp. 222-4. Così il lettore ha la comodità di vedere raccolto sistematicamente in un solo prospetto ciò che è disperso in varii fascicoli ; vedrà confermate 0 confutate le osservazioni dei tre filologi greci; troverà nuove osservazioni, ed anche nuovi testi, non compresi nella precedente edizione. Era nostra intenzione di aggiungere anche dilucidazioni storico-letterarie. Ma abbiamo creduto di eliminarle per non accrescere la mole dell’articolo. Sarà fatto in seguito da noi stessi, 0 da chi curerà una nuova edizione delle poesie del Cod. Vaticano-Palatino gr. 367. p. 39. Xri/01 elg tòv ^«/.trjoa (Inc. Auiutixt) jtéqpuxa Òé/.rog aa|idto)v). 1 primi tre versi si trovano anche nel cod. Ambros. gr. 783 del s. 1X-X a f. 193 r. : tutti i sei versi nel cod. Ambros. gr. 439 del sec. XIII, a f. 1, come parte di poesie giambiche in lode del salmista e del salterio. Cfr. Martini-Bassi, Cataì. Codd. Graecor. Biblioth. Ambros, p. 531 e 878. Nel verso ultimo, 40, v. 3 tydM.o'uai 8’ a'jta uvev^atog xoQTjyiav si legga col cod. Palat. aap.a, lezione confermata anche dall’Ambros. 439, benché alterata in 81’ 40 v. 4-7 3Avtd|tóv 001 8ò>pov oi) yévoiTo croi' ori yijvoòv ov 'kéyovai toì> KpoiaoD ¡xùOoi ov zpuaòv ov xÉxevOev IlaxTcuXo'O 8ivr| où xQ'uoòv ocrig tjv aitavra tw Mt8a. Leggasi col codice: ’Avtd|ióv aoi Sàipov ov ysvoitó ti' ov /oiiaóg, ov A.éyo'uoi — jìuOoi. où /QXJcróg, — oi) xpuaóg; e si scriva xéxeu0e. Cade quindi l’osservazione del Charitonides: IIupuTT|pT]rÉu f] jtgpigpyog e/.'cig. ’AM.’ oi’òufuìjg toÀ|j,(I) và liETaumcóato tò XQWÒN elg XQUOÓS, tot) autavTA oaqpwg |ir|vV)0VT0g ou oarrcog vxò xov xOLrjTOv èygdtprj. Hapuxattòjv ó jtotT)ri|g fiETaPaXàv tt)v owtaliv eypa^E xavovixròg' oi>x 01 cpópoi péovtsg xaì jtàg ó xóafxog.