S. Pietro Canisio in una lettera da innsbruck del 24 giugno 1574, riferendo al proprio confratello P. Giovanni Rethius in Colonia quello che si faceva o s’intendeva di fare « ut ploerique Patres syncere versi aut probe castigati in lucem prodeant », comincia così : Scribunt ad me [» Gesuiti] Patavini, Taurini Flandrum quendam commorari, qui multos tam Graecos, quam Latinos codices undique conquisiverit, et in his volumina duo Orationum et Epistolarum Chrvsostomi : ac praeterea librum Nicolai Medonensis Episcopi, sed et alia opera Eusebii Caesariensis, Ephrem, Basilii hactenus non evulgata. Vehementer autem ille contendit huiusmodi antiquitatis monumenta non solum in lucem edere, sed in Latinam quoque linguam transvertere, sola interim inopia impeditus. Quare sicut mihi Subfridum Petrum Frisium valde commendas, sic ego hunc ipsum Belgam aliis non immerito commendare possem, si quos ad liberalitatem paratos cognoscere possem (i). In quel Fiammingo, dimorante a Torino nel 1574 e possessore di molti codici tanto greci quanto latini, il S. G. Hansen e il P. O. Braunsberger hanno proposto come probabile di riconoscere Arnoldo Arlenio Peraxylos, il quale ai 16 di giugno dell’anno precedente aveva scritto, precisamente da Torino, una lettera allo stesso P. Rethius (2). Il riconoscimento è giusto e sicurissimo. Non solo già risultava che l’Arlenio, valentissimo grecista ed esperto editore e anche direttore di tipografìa, che fino dal 1542 si era proposto di mettere in luce scrittori cristiani (3), dimorò in Piemonte (1) P. Canisii S 1. epistulae et acta. Coìlegit O. Braunsberger, VII (1922) 217. (2) I. Hansen, Rheinische Akten zur Geschichte des Jesuitenordens. 1Z42-1582 (1896. Publikationen der Gesellschaft für Rheinische Geschichtikunde XIV), 686 n. 2. (3) Alla fine della dedica dell ’Alessandra di Licofrone (Basilea 1546): « ...alacriores erimus ad multa etiam alia maiora hoc in genere instituenda et perficienda, praesertim ad egregios quosdam sanctissimae religionis nostrae auctores in publicum edendos », Quella dedica, che è quasi un programma, si può leggere anche in B. Botfield, Prefaces to thè first editions of thè Gtcek and Roman Classics etc., 433 sgg. Similmente nella lettera a Gaspare Nidbruck, _che è anteriore di poco all’edizione prima (1556) dei Hieroglyphica di.Giovanni Pierio Valeriano Bol-zani : «alacriores sane erimus ad alia in lucem proferenda, quales quindecim Diodori Siculi H-bros, Commentariorum ad Platonem tomos 3, Cyrilli, Chrysostomi, Athanasii et aliorum sanctis-sima(e) religionis nostrae scriptorum insignia monimenta » (ed. J. Chmel. Die Handschriften der k. k. Ilofbibliothek in Wien, II, 246). Il Bolzani aveva diretto ad Arnoldo il 1. 48 dei Bierogl., e Arnoldo tentò, per mezzo del Nidbruck, di porre, l’opera intera sotto l’egida di Ferdinando o di Massimiliano di Austria, ma non riuscì : i due amici dovettero accontentarsi della dedica a Cosimo de' Medici. Nel carme, stampato in fine all’ed., un Carlo Utenhovio jun., di Gand, canta : Tivsxs IIispiw itpwtov /àoiv, sita xat a\>xSt ApXsviw TravTiiiv xuSst },av3ooysvwv ApXiviw «oXaìSv tù èp yvYiTrjpt 5ta).aiSv ’H5è viwv,rpa«Sv 'Pwjjiaixwv -cs ßtßXwv.