351 «*» che alla libertà dei manieristi. Vi è chi crede che questa facilità la usasse soltanto nelle commissioni di poco prezzo. Paolesco, più che in altra chiesa, è a S. Raffaello; altrove somiglia al Palma. — Più spiritoso e più libero imitatore di Paolo è Maffeo Verona, scolare e genero di Luigi; ma il troppo minio onde accese le carni ne scema il pregio. — Francesco Montemezzano fu pure imitatore di Paolo, e a lui si accostò più assai che i due ultimi accennali. Vedremo una sua opera a SS. Apostoli, e un’ altra nella R. Accademia. — Chiuderemo con Aliprando e Anseimo Cantieri, l’ultimo nominato dal Vasari in qualità di ajuto di Paolo molto distinto; che di Jacopo Fallaro, Jacopo Pisbolica, Vitrulio e Antonio Foler poco può dirsi, mentre dei due primi son dubbii i lavori citati di que’ pennelli dal Vasari; e dei due ultimi, per le opere tuttora superstiti, convien ascriverli alla schiera de’pittori mediocri. — Prima di compiere il secolo più bello della veneziana pittura, giova ricordare i nomi di due distinti artisti, i quali seguirono uno stile affililo lontano e al (ulto straniero in Venezia. Son questi Giuseppe Porta detto Salviati e Battista Franco. Sì dell’ uno che dell’ altro vedremo molte tele sparse per le nostre chiese. XIII. JACOPO PALMA JUNIORE E LA SUA SCUOLA. Salita la veneta pittura a quella fama che abbiam veduto per opera del Giorgione, di Tiziano e degli altri capiscuola, voleva suo fato dovesse inchinarsi, per mostrare che nulla havvi di stabile nelle cose umane. Mancati gl’insegnamenti di Tiziano e degli altri, non mancavano però le opere che additassero le norme del buon dipingere, ed è strano che nel mentre la scuola bolognese, scorta appunto dalle classiche opere della veneta, levava il capo per man dei Carracci a sommo onore, la veneta poi, guardando sull opere medesime, scendesse irreparabilmente a precipizio. È vero però che non al tutto si perdettero le sane massime dei primi luminari, e che