-ss» 28G «®>- Diifalli nel volgere di que’ tempi si eressero nelle sole isole Realtine cinquantasei chiese, come notano Galliceiolli ed altri storici, e l’isola di Equilio, o Dragojesulo, ne contava già quarantadue ornate di colonne di pietra viva, musaici, ec., secondo il Sabbatino, per cui è da credersi, se non altro per la esecuzione dei musaici, si avesse qui da loro dipinto, e in molta copia. E di vero, al tramontare del decimo secolo, quando Italia dormiva in profondissimo sonno, Venezia fu prima ad evocarla dal suo letargo. Nè temiam che da altri rinfacciato ci venga averci il patrio amore traditi, mentre speriamo, avvalorati da fatti e da opere chiarissime, ciò dimostrare contro Vasari, che a Firenze pretende doversi la palma al suo Cimabue : contro Malvasia, il quale, tacciando di bugiardo lo storico Aretino, vuole che Bologna debba salire sovra le altre città onorata pei vari pittori nè meno antichi, nè men valenti dello stesso Cimabue ; contro Bernardo de’ Dominici, che Siena chiama la madre delle arti ; contro Napoli Signorelli, che revoca questo vanto alla Sicilia ; e in fine contro parecchi altri, che vogliono le loro terre natali resuscitatrici lodate delle arti italiane. Dal sorgere del millesimo anno fino alla pace di Costanza, fermata nel 1183, fu l’Italia continuo campo di pugne, e allo stabilirsi di essa pace non tornò mai per avventura si lieta per le concepute speranze. Altre guerre sorsero ancora fra le città rivali, che agita-ronla tutta per lunga successione di travagliosissimi anni. Nulladimeno però, in mezzo a siffatto bollore di guerre, di fazioni, lentamente andava serpeggiando nel seno dell’ italica terra un calore vitale, che la semente poco a poco preparavasi a schiudere, appunto perchè dalle morali cause più che dalle fisiche l’innalzamento derivano e la caduta delle arti, e la natura non deesi incolpare con poco filosofica declamazione, sendo inesausta l’energia della gran madre, e pronti sempre a dischiudersi novellamente i suoi germi, malgrado le vicende de’popoli inquieti e de’tempi. La suprema cagione di questo molo derivò impértanlo dallo spirito d’ invidia e di emulazione che prese appunto 1’ animo delle rivali