<5* 491 ed e quasi impossibile che, quando entrò nel 1615 maestro in Venezia, non facesse mostra anche qui di quella nuova arte, essendo già comune l’uso di rappresentar commedie e tragedie ne’privali palazzi. Da indi in poi si moltiplicarono rapidamente i teatri, « e questa città, dice P Arteaga, si mantenne sempre uno de’ principali seggi del dramma, e qui si rappresentava colla pompa più illustre, massimamente nel carnovale, a fine di tirare a sè Poro de’forestieri. » « Vinegia, scrive P Arteaga medesimo (Lerivol. del teatro mus., t. I, c. 8), si distinse dalle altre cillà nella magnificenza ed apparato delle comparse, e memorabile si rendette, fra gli altri drammi, la Divisione del mondo, rappresentato nel 1675, dove tutte le parti del globo terracqueo si videro simboleggiale con ¡straordinario accompagnamento di macchine dimaravigliosa invenzione.» E singolari macchine ricorda egli pure nel Dario del Beverini (1671), nel Pastor d’Anfriso del Pollarolo ( 1695), e nel Catone in Utica (1729) di Leonardo Leo. Sennonché codesta pompa di decorazioni crede, forse non senza ragione, Arteaga che siano tornate anzi a danno che a perfezionamento della musica teatrale. Vero incremento ricevette fin da principio il dramma di Caccini e di Peri dal nostro Claudio Monteverde : dico nostro per dimora di ben treni’anni. 11 recitativo ha da lui maggior varietà di modulazione e maggior forza d’accento; é egli che sul fin delle scene, introduce Paria e talvolta anche il duetto; egli ajuta il ritmo col periodico ritorno di cantilene dominanti; fa P ¡strumentazione più ricca e più varia ; accomoda, con grata e sapiente vicenda, gl’¡strumenti d’accompagnamento, secondo la diversa loro natura, al personaggio e alla scena; egli solo, dice Arteaga, esce dalla schiera de’ contemporanei, e scrive con filosofia : « avrebbe fatto epoca nella storia della musica scenica, come nella madrigalesca, se i principii di quella fossero stati meglio conosciuti a’ suoi tempi. » Qualche avanzamento ebbe pure il dramma non molto dopo da Francesco Cavalli, già menzionato, che donò quaranta drammi al teatro, scrittore detto dallo Scheibe, ardito, nuovo, pieno d’espressione, eccellente sovra ogni altro italiano dell’ elà sua nel recitativo.