<3* 222 Differente di assai era l’armo delle galee sottili ne1 secoli posteriori, causa la scoperta della polvere e l’introduzione delle artiglierie, che alle macchine da slancio ed a’ sifoni vennero sostituite. Siccome però, e lo vedremo a suo luogo, la forza ed i mezzi di difesa e di offésa della quinquereme Faustina avevano qualche relazione di confronto con quelli delle galee sottili di questo XV secolo, ci sarebbe bisogno conoscere quali e quanti erano allora que’ mezzi e quella forza, onde poter con esatto criterio dedurre quelli fissati pella quinquereme medesima; ma quali fossero que’mezzi, qual differenza v’avesse, tranne la natura delle armi tra le prime galee sottili e quelle usate nel secolo di cui scriviamo, c’ è quasi affatto ignoto, e perciò non possiamo stabilire la relativa importanza d’armo della ripetuta quinquereme di Vettor Fausto, il corredo della quale, da un decreto di senato 24 giugno 1529, venne assegnato prendendo norma, in alcuna parte, da quello delle galee sottili contemporanee. Pure da alcune indagini da noi fatte, e dall’ opera del lodato A. Jal, Archeologie navale, rileviamo che alcune galee sottili veneziane del XIV e del XV secolo, avevano cento remi distribuiti a tre per banco, e perciò in diciassette riparti ossieno scalmi per bordo, meno al sito del barcarizzo. Se non che più estese notizie ci vengono date dal Coronelli, e riguardano le ultime galee sottili del secolo XVII, che erano lunghe piedi 120 (metri 4^760), larghe nel vivo piedi i5 (metri 5,220), oltre l’opera morta, che facevasi di altri piedi 12, ed alte in puntale piedi 6 ( metri 2,088 ). Portavano due alberi, maestra e trinchetto, ed alcuna volta, quando soffiava vento fresco (gagliardo), ne alzavano un terzo verso puppa denominato mezzanello. 11 palamento consisteva in 45 remi, con altrettanti banchi disposti metà per lato, su d’una sola linea in serie continuata, non già a due o tre per banco, come nelle fuste, nelle galeazze e nelle stesse galee sottili de’ primi secoli ; ogni remo era manovrato da cinque uomini, sicché i galeotti o rematori erano 225 in tutti. L’estremità di prua aveva l’aspetto e l’efficacia d’un formale ridotto. Nel centro sfavasi un grosso cannone di bronzo del calibro veneto di 5o, che pesava circa Gooo libbre, con 4 falconi da 6, ognuno di libbre 2400: v" erano ad ogni lato 8 petrieri da 12, del peso di libbre 200 per cadauno. La poppa era munita di 4 cannoni petrieri, del calibro di 14 e di libbre 3oo, con un falcone (sorta di cannone) del calibro da 3, che chiamavano il peretolo, di libbre 5oo ; ed era tutta artiglieria di bronzo. Aveansi pure i moschettoni ancor essi di bronzo, le lande, le mannaje. ed altre simili armi per dare abbordaggio. In aggiunta ai 225 rematori, sulla galea sottile del XVII secolo vi erano 86 soldati co’loro comandanti ed uffiziali, 18 marinari, un cornilo, il pedota, lo scrivano, un cappellano, un chirurgo, un remajo, un calafato, un falegname, sei bombardieri e tre capi bombardieri. Il comandante era patrizio veneto, col nome di sopra-comito, ed in tempo di guerra assistevalo due giovani patrizi in qualità di ajutanti, chiamali nobili di galera. GALEA o GALERA MEZZANA. Per quanto pare, questo naviglio, che viaggiava a vela ed anco co’ remi, era fra noi destinato agli usi del commercio ; ciocché possiamo dedurre da memorie contemporanee, le quali giungono a farci sospettare essere da attribuirsi l’introduzione di questo legno all’ antecedente secolo. Sappiamo da Marino Sanudo che l’equipaggio era composto da 200 uomini, che le sue vele erano le solite artimone, terzarolo, papafìgo e cokina. E qui, mentre non osiamo pretendere che venga dato retta alle nostre congetture, pure diremo che da alcuni confronti portati alle relazioni di Pietro Martire d’Anghiera