VICENDE E PROBLEMI DEI BALCANI ebbe a capo un bano, direttamente dipendente dal ministro degli interni. Spariva per tal modo ogni illusione di autonomia e di regime federale per i croati e gli sloveni che avrebbero voluto conservare la loro individualità politica, oltre che linguistica e spirituale. In complesso la nuova costituzione data allo stato (concretata in legge nel settembre 1931) non migliorò la situazione; la dittatura che nel gennaio 1929 aveva posto a capo del governo il generale Zivkovic, ex congiurato del 1903, divenuto celebre per i suoi crudeli mezzi repressivi, lo sostituì nell’aprile del 1932 col ministro Marinarne, uomo di grande equilibrio e ben noto nel paese come nel mondo internazionale per le trattative serboitaliane; ma dopo soli tre mesi di suo governo il re, giudicando la situazione peggiorata, lo sostituì per tornare alla maniera forte. Le agitazioni interne jugoslave non ebbero mai sosta definitiva. I nemici della potenza serba si coalizzavano: apparvero manifeste intese tra Croati, Sloveni e Macedoni, questi ultimi rappresentati dai fuorusciti in Bulgaria. Il tribunale speciale si diede a processare e a condannare chiunque si pronunziasse contro il regime vigente, e particolarmente i fuorusciti che, convenuti a Sofia vi avevano provocato entusiastiche dimostrazioni antiserbe a favore della Croazia e della Macedonia. La crisi più grave fu, o parve, quella della rivolta detta degli « ustasi », scoppiata nel settembre 1932, nel territorio della Lica, bacino interno croato-dalmata, a oriente del canale della Morlacca, avente il suo centro a Gospic. Gli <( ustasi » erano membri di un corpo di volontari, organizzati segretamente con l’appoggio della popolazione locale, che vedeva in essi l’avanguardia della 248