DAL 1912 AL 1914 alle richieste che ripetutamente faceva l’avversario di venire a preliminari di pace. La decisione della Bulgaria fu certamente saggia. Quale vantaggio avrebbe avuto la Bulgaria ove, gettando nella lotta il suo eroico esercito, fosse riuscita ad entrare in Costantinopoli? Le sue risorse di piccalo stato avrebbero potuto essere sufficienti qualora gli alleati, ben legati da chiari e coscienziosi patti, avessero accomunate le energie nello sforzo di raggiungere tutti assieme gli scopi della guerra comune; ma ciò non era avvenuto. La Bulgaria aveva gettato generosamente il suo esercito in una azione che aveva impegnato pressoché l’intero esercito turco, mentre i suoi alleati, incontrando scarsa resistenza, si erano dati liberamente ad occupare le regioni del proprio interesse. La Bulgaria vedeva ora chiaramente come la sua insistenza, mentre nulla di concreto avrebbe portato oltre Adrianopoli, avrebbe decimato il suo esercito, ossia il più valido sostegno nella spartizione degli acquisti della guerra; spartizione che, già si capiva, doveva essere fonte di terribili discordie balcaniche. Le grandi potenze avevano tutte sconsigliata l’occupazione della capitale turca, anzi vi avevano mandate truppe di sbarco aventi scopi difensivi che già si estendevano oltre l’ambito ristretto delle legazioni; anche da questo lato si delineavano dunque nuove e più gravi complicazioni. Si facevano sentire con molta energia soprattutto le pressioni del governo inglese e del russo, interessati ad evitare mutamenti nel regime di Costantinopoli e degli Stretti; l’Austria dal canto suo mostrava di essere risoluta nel voler serbata aperta a sè e alla sua alleata germanica la via dell’espansione verso l’oriente. Infine la Rumenia aveva fatto chiaramente intendere di voler profittare del- 149