170 lentezze e i disagi della crisi adriatica. Poiché nel frattempo re Pipino era morto, egli doveva a questo scopo recarsi presso la corte carolingia, e riproporre la discussione dell’intero problema (1). Quando giunse ad Aquisgrana tra agosto e settembre, l’imperatore era assente. Questo si trovava al campo, assorbito nella campagna della Frisia, e non fece ritorno alla sua residenza che in ottobre dell’ 810. Allora solo il nunzio costantinopolitano potè ottenere udienza e svolgere efficaci negoziati. In breve, nell’ ultimo scorcio di quel-l’anno il problema della pace era posto e con successo definito, almeno in linea di massima. Re Carlo accettava le offerte dell’imperatore Niceforo, assumeva l’impegno di concludere pace, e rinunciava al possesso della Venezia, ormai perduta (2). Esaurito felicemente il suo mandato, Arsafio partiva dalla Francia nei primi mesi dell’ anno seguente (3), pellegrino di pace : la riconciliazione franco - bizantina raggiunta, le clausole principali stabilite. L’imperatore, dopo la partenza del legato costantinopolitano, non tardò a eseguire le promesse scambiate e, allo scopo di confermare gli accordi stipulati, dispose tosto l’invio di solenne ambascieria a Costantinopoli, composta dal vescovo di Basilea, Aido, da Ugo, conte di Turenna, da Aio longobardo, conte del Friuli (4). E per dare una prova della sua ferma volontà di pace, dopo la rinuncia a ogni pretesa sopra il territorio veneziano, rinviava a Costantinopoli i profughi bizantini ospitati alla sua corte, e specialmente il duca Obelerio, abbandonandolo alle vendette bizantine (5). (1) Annahs regni Francorum, ed., cit., p. 132. (2) Annate regni Francorum, ed. cit., p. 133 : Imperator, Aquisgrani veniens mense octubrio, memorata« legationes audivit pacemque cum Niceforo imperatore ■ fecit. Nam Niciforo Venetiam reddidit. (3) L’annalista franco (Annales cit., p. 133) registra in testa all’anno 811: Absoluto atque dimisso Arsafio spathario ecc. (4) Annales regni Francorum, ed. cit., p. 133. (5) Annales regni Francorum, ed. cit., p. 133 : et cum eis Leo quidam spa-tharius, natione siculus, et Willeri, dux Veneticorum, quorum alter ante annos X Romae ad imperatorem, cum ibi esset, de Sicilia profugit et redire volens patriam remittUur, alter propter perfidiam hon or e spoliatus Constantinopolim ad d o m in u m suu m duci iubetur. In seguito al rivolgimento reaitino i due fratelli, Obelerio e Beato, erano esulati, l’uno aveva cercato rifugio presso la corte franca, come risulta dall’an-