DAL igig AL 1920 rivendicazione di quel territorio specialmente in omaggio alla intangibilità dei domini della corona di S. Stefano- Di scarsa entità è anche la questione della Barania; essa, già occupata dalle truppe serbe, fu poi, per imposizione delle potenze dell’Intesa, restituita quasi totalmente aH’Ungheria, solo restando in possesso serbo un triangolo prossimo alla confluenza di Drava e Danubio, relativamente piccolo, ma di non trascurabile importanza commerciale e militare per il controllo delle due grandi vie fluviali. Ma per questo lato la questione si riallaccia a quella, più importante, della Backa, cioè del territorio compreso fra Tibisco, Danubio e nuovo confine. Questa della Backa è forse la più scottante questione ungherese, non tanto per la grande ricchezza agricola della regione, quanto per l’irredentismo magiaro qui rimasto nelle popolazioni, in maggioranza magiare, dei numerosi ed importanti centri urbani, e più perchè la perdita della Backa ha separato l’Ungheria da un buon tratto della via danubiana. Effettivamente qui le ragioni ungheresi sono più forti che altrove. Salvo che per breve periodo dopo il 1848, quando l’Ungheria fu punita dagli Absburgo per la sua rivoluzione con la creazione di un distretto autonomo nella Backa, quei territori fecero sempre parte della corona di S. Stefano; questo è un dato sicuro, come l’affetto di quelle terre alle tradizioni ungheresi. Più discutibili e difficilmente solubili sono le dispute sui diritti etnici : vantano i serbi la loro esistenza in paese prima del 1000; gli ungheresi asseriscono, e pretendono di documentare, che quelle popolazioni slave erano scarsissime e che l’addensamento serbo a nord del Danubio avvenne all’epoca della invasione turca e fu favorita dall’ospitalità degli ungheresi. 215