DAL 1878 AL 1903 L’occupazione austriaca della Bosnia-Erzegovina, annunziata come provvisoria, aveva subito dato a comprendere di volersi fare stabile; oltre a ciò una forte guarnigione era stata subito messa nel Sangiaccato di Novi Bazar. La padronanza di queste terre, oltre a spingere l’Austria d’un lungo passo più a sud, verso Salonicco, obbiettivo ultimo del suo Drang nacli Osten, veniva a nettamente separare la Serbia dal Montenegro, impedendo che la riunione di due paesi di ugual razza costituisse una barriera all’espansione austriaca. Dinanzi ad una potenza come l’impero austro-ungarico, la Serbia non tentò di reagire; al contrario, mutando anch’essa orientamento, si rivolse al sud, verso la Macedonia e l’Egeo, accampando diritti di antica sovranità e di comunanza di razza. A dire il vero, le pretese serbe rimontavano soltanto al regno di Duscian ed ai serbo-macedoni successigli sul trono di Serbia, dopo che il regno di Duscian s’era sfasciato. Più antichi di questo erano stati in Macedonia i regni bulgari di Simeone e degli Assanidi. Ragioni di lingua e di costumi non si può dire convalidassero le nuove aspirazioni serbe sulla Macedonia, accampate dall’ambizioso re Milano. Per contro queste ambizioni venivano ad urtare direttamente le aspirazioni del popolo bulgaro che, anche dopo cancellato il trattato di Santo Stefano, non cessava di sognare la grande Bulgaria, comprendente tutta la Macedonia. Le due potenze venivano dunque messe dalla storia fatalmente l’una di fronte all’altra, a contendersi l’egemonia della Penisola. La guerra del 1885, cercata ed affrontata con leggerezza dal re Milano, fu un rovescio per la Serbia; la Bul- 89