VICENDE E PROBLEMI DEI BALCANI l’isola turbò la serenità inglese in una misura inaspettata; alla fine l’Inghilterra minacciò persino il blocco marittimo dell’Italia. Salvo le proporzioni, ciò che avvenne parecchi anni più tardi per l’Abissinia fu la ripetizione di ciò che era già avvenuto per Corfù; Mussolini se ne mostrò allora addolorato, ma forse non aspettava una ripetizione cosi aggravata. Questo incidente internazionale e la riparazione che ne dovette conseguire s’aggiunsero alle altre cause per inacerbire gli animi in Atene; le crisi ministeriali si susseguirono; nell’ottobre 1923, fra moti rivoluzionari, si cominciò a intravedere una particolare ostilità popolare contro il sovrano. Le elezioni del dicembre dettero una grande maggioranza al partito venizelista che, subendo fortemente l’influenza dell’ala repubblicana, domandò al re di dimettersi. Giorgio II non credette opportuno resistere, e rispose all’invito dichiarando di recarsi provvisoriamente in Rumenia (aveva sposato Elisabetta principessa di Rumenia) per lasciare più libere le discussioni in Atene. Si costituì una reggenza, ma le discussioni non ebbero tregua; il 2 gennaio 1924 si riunì una Assemblea costituente, che avrebbe voluto senz’altro dichiarare decaduta la dinastia regnante; ma la votazione fu sospesa in attesa di Venizelos, già richiamato in patria- Questi rientrò in Atene dopo tre anni di esilio; fu subito nominato presidente della Costituente. Ma egli non approvò la proposta decadenza della dinastia e insistette per un plebiscito aperto a tutti che esprimesse la reale decisione popolare in merito alla monarchia; se non che, men di un mese dopo, ammalato, lasciò la sua carica e si ritirò a Cannes. Il seguente 25 marzo 1924, anniversario dell’indipendenza greca, avvenne la definitiva destituzione della 264