VICENDE E PROBLEMI DEI BALCANI peto bulgaro l’esercito si era sfasciato rovesciandosi disordinatamente dietro la linea di Ciatalgia. Adrianopoli resisteva ancora, ma negli altri scacchieri della guerra le truppe cedevano ovunque terreno. Il 4 novembre 1912 la Turchia, pur seguitando ad ostentare intenzioni di ripresa offensiva, chiese ufficialmente l’intervento delle grandi potenze. Ma poco assegnamento si poteva fare sull’intervento delle grandi potenze mentre si svolgevano le ostilità, tanto più che nell’interno il paese era in piena anarchia per le reazioni dell’elemento nazionalista musulmano, capitanato dai Giovani Turchi. L’appello non ebbe dunque efficacia immediata, ma predispose le potenze ad una azione concorde. Ne venne urta proposta di Sir Edward Grey, ministro degli esteri britannico, di riunire in Londra una permanente conferenza degli ambasciatori, allo scopo di regolare gli avvenimenti balcanici, o meglio le eventuali loro conclusioni, in armonia con gli interessi generali europei. Intanto le operazioni di guerra proseguivano. I bulgari, schierati davanti a Ciatalgia, dopo circa dieci giorni di preparazione, e cioè il 17 di novembre, eseguirono, sostenuti dal fuoco delle artiglierie d’assedio che possedevano, un attacco di viva forza alla linea dei forti permanenti. L’attacco ebbe qualche successo con la conquista di alcuni forti avanzati, ma rivelò come la difesa turca si fosse nel frattempo riorganizzata e come la conquista di Costantinopoli, antico sogno bulgaro, fosse difficile di per sè stessa, e tale da richiedere ingenti sacrifici di sangue o quanto meno di mezzi e di tempo. Allora, malgrado la mortificazione dell’orgoglio nazionale, la Bulgaria decise di rinunciare alla agognata conquista, e aderì 148