VICENDE E PROBLEMI DEI BALCANI ispecie l’italiana, le dimostri simpatia. L’ostinata opposizione dell’Austria ad ogni progetto in argomento ha naturalmente creato rancori feroci, mentre l’aspirazione ad una Serbia che si estenda fra il Rodope e l’Adriatico ha ricevuto nuovo impulso dalle glorie militari recenti. La Grecia, pur avendo tratto dalle guerre balcaniche i maggiori vantaggi, anziché raccogliersi in un savio governo inteso ad organizzare e ad amministrare le vaste conquiste, continua ad accampare prtese su tutte le coste dell’Egeo, con una politica altezzosa cui però non corrisponde altrettanta solidità e fermezza- Essa costituisce nei Balcani un elemento di continua irrequietudine. La Rumenia è uscita dalla guerra balcanica ingrandita di territorio ma soprattutto di prestigio; le sue floride condizioni economiche ed il suo esercito intatto le mantengono una posizione privilegiata. Essa rivolge con nuova avidità lo sguardo a quelle terre di Transilvania e del Banato di Temesvar, ove stanno sotto il regime magiaro forse tre milioni di connazionali. La Bulgaria, satura di odio contro tutti i suoi vecchi alleati, non ha che una aspirazione: riconquistare la perduta Macedonia; a questo ideale sacrificherà ogni suo rapporto politico associandosi indifferentemente al partito che meglio prometta di aiutarla a quell’intento; lavora intanto, con quello spirito di sacrificio che le riconoscemmo sempre, a ricostruire le abbattute forze nazionali. La Turchia, ridotta all’angolo meridionale della Tracia, non pare avere riconosciuto ancora i suoi secolari errori che avevano reso immancabile il grave castigo. Il nuovo governo è sempre in mano dei Giovani Turchi, ed Enver Pascià è ministro della guerra: il mondo politico europeo pensa che l’ultima sentenza della Turchia sarà 172