VICENDE E PROBLEMI DEI BALCANI e per terra, si riprende la lotta, ed atti di valore individuale e collettivo richiamano i tempi classici di Atene e di Sparta. Un congresso si riunisce in Epidauro il i° gennaio 1822 e proclama libera la Grecia, facendo appello alle potenze europee. Rinforza quel grido l’eco sinistra dei massacri di Scio, dove i turchi hanno letteralmente distrutta l’inerte popolazione, traendo schiave 35.000 donne. Tanta miseria e tanto eroismo trovano muti i governi europei, che ancor troppo risenton la stanchezza delle guerre napoleoniche; non sono le potenze della Santa Alleanza, devote al principio di legittimità, che possono sostenere un ribelle. Tuttavia ^opinione pubblica dell’Oc-cidente si commuove per il destino della Grecia; alimentate dai ricordi delle sue antiche glorie e dai nuovi ideali di libertà, le correnti filelleniche si fanno sentire. Dalla Francia, non immemore della propria rivoluzione, dat l’Inghilterra, orgogliosa della propria missione liberale, dall’Italia, in cui i patrioti preparano il risorgimento, giungono alla causa greca soccorsi di danaro e di braccia : tra gli eletti che vi sacrificano la vita, basti ricordare San-torre di Santarosa e Giorgio Byron. In Grecia si continua disperata la lotta anche per mare, dove le audacissime flottiglie degli insorti mettono in fuga i vascelli del sultano e Costantino Canaris, per mezzo d’un brulotto, a vendetta di Patrasso, fa saltare la nave ammiraglia turca- Ma il turco non cede: dall’Egitto viene in Morea, a rinforzare le truppe del Sultano, il figlio di Mehemet Ali. Le distruzioni, le stragi e gli incendi sono ovunque; si estendono dalle città costiere alle campagne dell’interno, a sud e a nord del golfo di Corinto. Cade Missolunghi nell’aprile 1826; cade anche Atene nel giugno 1827. 64