353 Ardua era la missione di pacificare gli spiriti all’interno e di risuscitare la fiducia all’esterno. L’accordo capodistriano del 977 era uno dei primi felici risultati di quest’ opera paziente (1). Essa avrebbe assicurato migliori frutti, se l’opera nefasta di occulti e palesi avversari non avesse sollevato dall’esterno minacce contro la propria patria, e all’ interno avvelenato la credula anima popolare. Vitale, figlio del defunto duca, patriarca di Grado, diventò messaggero di segrete intelligenze presso la corte ottomana, per ottenere dal governo imperiale aiuti e soccorsi in favore di esuli e di congiurati (2). Alla commozione profonda e al vivo rimpianto, che la notizia della tragica fine di Pietro IV aveva destato nella corte imperiale, non aveva fatto seguito alcun gesto impulsivo. L’imperatore, con prudente cautela, accordò agli esuli benevola ospitalità (3) : non si abbandonò ad atti inconsulti o a iniziative pregiudizievoli. Preferì affidare la tutela degli offesi diritti dei fuorusciti all’ avvedutezza dell’ arte diplomatica, non meno insidiosa delle minacce armate. A quale fine erano ispirati i subdoli e lusinghieri suggerimenti dell’ abate del monastero di S. Michele di Cusan, spedito in segreta missione presso il duca Orseolo ? Il buon frate, con profondo senso mistico, si era sforzato di indurre il suo interlocutore alla rinuncia degli splendori della vita terrena e di elevare il suo spirito, intimamente religioso, alla gioia della contemplazione divina. Nel cortese invito era implicito un monito non equivoco, la diffida ad abdicare (4). Ma lo spirito del duca resisteva a compiere un gesto, che poteva significare tradimento della confidenza in lui riposta dai sudditi. Oppose, non un diniego, ma una riserva dilatoria ed evasiva, (1) Fontes rer. austr., Aeta et diplomata, XII, 31 sgg., n. 15. (2) Iohan. Diac., Chroniccm cit., p. 141. (3) Iohan. Diac., Chroniam cit., p. 141 : tunc Cesar, experta ordine huius sederi» ratione, patriarcham secum manere aliquamdiu rogami suasque querelas pie veniabiliterque condoluit. (4) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 141 : expertus est abbas ductm pror-sus terrena parvipendere habitamque dignitatem non ambitionis studio, sed subditorum solatio oblinere ; iniunxit tarnen sibi dicens : si vis perfectus esse, relique mundum huiusque dignitatis apicem et in monasterio Deo servire festina. 23