VICENDE E PROBLEMI DEI BALCANI stere, per dare luogo tanto in Austria quanto in Ungheria a governi repubblicani. L’Austria propriamente detta perdeva la Boemia, la Moravia, la Slovenia, la Venezia Tridentina, la regione dell’Isonzo, Trieste e il Carso, l’Istria e la Dalmazia. Ben tenue acquisto era al paragone il territorio del Bur-genland, che veniva tolto all’Ungheria. L’Ungheria perdeva la Croazia, la Slavonia, il Banato, la Transilvania, la Slovacchia, il Burgenland e Fiume. Per l’Austria e per l’Ungheria andavano infine perdute le provincie comuni occupate nel 1878 e annesse nel 1908, cioè la Bosnia e la Erzegovina. Per sgombrare il terreno da alcune questioni, assai importanti dal punto di vista delle nazionalità, ma che riguardano territori limitati, situati fuori o ai margini dei paesi balcanici, le riassumeremo in breve, prima di passare alle questioni maggiori della Balcania propriamente detta : 1) La questione fiumano-dalmata. Il trattato di Londra del 1915 attribuiva all’Italia la Venezia Tridentina fino al Brennero, la regione dell’Isonzo, del Carso e di Trieste, l’Istria, la Dalmazia settentrionale con Zara e Sebenico, le isole dalmate; assegnava esplicitamente Fiume ai Croati. Ma avvenne un fatto impreveduto: al chiudersi della guerra la marina e l’esercito italiano entrarono primi in Fiume, e vi furono accolti da un entusiasmo popolare che dimostrava inequivocabilmente il carattere e le aspirazioni nazionali della città; gli italiani tutti giudicarono allora che un abbandono di Fiume sarebbe stato contrario all’onore della nazione. La cosa subito si complicò per l’entrata di reparti alleati in città; piccole aliquote essenzialmente rappresentative di truppe francesi, 204