DAL 1815 AL 1878 fra turchi e russi che si battevano sul suolo bulgaro, i bulgari avvertirono la profonda affinità di lingua e di fede che li univa alla nazione russa, grande patrona dei popoli slavi. Una corrente di intesa si formò ben presto e fu alimentata dalla propaganda svolta nelle chiese e nelle scuole. Un movimento cosiffatto non poteva pervenire se non lentamente all’onor dell’azione. Verso la metà del secolo vi furono, è vero, alcuni moti anti-turchi ed anche anti-greci, ma di non grande importanza e subito sanguinosamente repressi: così avvenne nel 1841 e nel 1851. Patriotti e pensatori bulgari furono costretti all’esilio, specialmente in Russia ed in Rumenia. Qui trovarono un asilo propizio alla ulteriore preparazione. L’idea nazionale progrediva e, seguendo forse una inclinazione atavica della razza, riportò i primi successi nel campo religioso. La propaganda del clero greco aveva da secoli fatto trionfare la chiesa greca sulle altre cristiane, così che la liturgia slava poteva dirsi scomparsa. Le prime richieste dei bulgari per una chiesa nazionale spuntarono nel 1860, quando, abortito un tentativo di unione della chiesa bulgara con la romana, i bulgari si rivolsero direttamente al sultano reclamando vescovi nazionali e liturgia slava. Il sultano, al quale in fondo non spiaceva l’abbassamento della potenza greca nell’impero, accordò soddisfazione a tal desiderio, e l’Esarcato dei bulgari fu solennemente costituito nel 1870 in Costantinopoli, nella sede stessa del governo turco. Il Patriarca greco profferì inutilmente scomuniche contro il nuovo capo religioso che osava sederglisi accanto, con eguale rango; i bulgari videro nel successo un vero trionfo nazionale. Le rivoluzioni di carattere liberale, che le associazioni 75